LESC 001, 2008 – FOLK CONTEMPORANEO/ITALIA
Se vi chiedessero di indovinare la provenienza di questo CD, ipotizzereste prima l’area mitteleuropea e poi cerchereste di focalizzare… Francia forse, visto anche il titolo, ma ci sarebbero dubbi dovuti a qualche sapore mediterraneo. Non credo si possa facilmente attribuire questo lavoro musicale all’area barese da cui effettivamente proviene. Il centro della Puglia, sul piano della musica etno-folk, vede numerosi talenti musicali che danno luogo ad un’intricata rete di attività, dove ogni musicista spesso concorre a diversi progetti musicali, più o meno duraturi. In quest’ambito L’Escargot è uno dei progetti più interessanti e certamente meno prevedibili. Il gruppo si è costituito con un orizzonte ed un gusto musicale d’oltralpe, proponendo arrangiamenti originali di valzer francesi e ballate del nord Europa, e cominciando la composizione di un proprio repertorio che, dopo alcuni anni di lavoro, vede in questo disco una prima meditata ed accurata realizzazione. Attorno ad Alessandro Pipino, il più noto per essere anche tastierista dei Radiodervish, tre musicisti e compositori con competenza ed esperienza in molti ambiti (musica antica, irlandese, jazz, rock, musica popolare del sud, musica araba, informatica musicale…). Ne risulta una formazione di rilevante professionalità e potenzialità, che ci propone come esordio un prodotto già maturo, dove non si avvertono cadute qualitative tra le varie composizioni, ma una continuità di invenzioni sonore di eguale interesse. Questo lavoro discografico rappresenta una miscela musicale di qualità, e soprattutto un prodotto con diversi e lodevoli aspetti di originalità, cosa di cui ha bisogno il nostro panorama musicale etno-folk, specialmente quello pugliese, dove imperversa il facile mercato modaiolo della global-neopizzica. Anche i sette brani ballabili a valzer o mazurca dovrebbero essere auspicabili doni per il bal folk nazionale che si nutre ormai di troppo abusate melodie. Gli undici brani strumentali del disco sono composizioni originali, in buona parte di Pipino; agli arrangiamenti concorrono tutti i musicisti: Alessandro Pipino (organetti, fisarmonica, pianoforte, harmonium indiano, concertina, glockenspiel, shaker, kalimba, bulbul, tarang, tamburello, triangolo), Massimo La Zazzera (flauto traverso, chalumeau, sansula, bansuri, fischietto a coulisse, cavigliera, duff), Stefania Ladisa (violino, viola), Adolfo La Volpe (chitarra classica, chitarra acustica, chitarra portoghese, banjo, basso acustico). L’esteso strumentario, rigorosamente acustico, permette un’eccellente coloritura dei brani senza che si possa sentire la mancanza di qualsiasi intervento elettronico o sintetico; l’uso di sonorità non consuete costituisce una interessante peculiarità del disco e stimola la curiosità di individuare particolari strumenti, come il flauto bansuri in Desert e Corri, lo chalumeau in La vecchia Singer, la sansula che sembra un vibrafono in Magida e in La valle dei treni interi, e il fischietto a coulisse che non ha niente da invidiare all’elettronico theremin in Norma. Il tutto senza nulla togliere all’uso impeccabile degli strumenti più convenzionali (a cominciare dagli organetti cui Pipino cerca nuovi spazi di interpretazione), che senza mire virtuosistiche tendono a realizzare un dialogo equilibrato tra le parti. L’uso consistente di armonie in minore, più che tristezza o nostalgia, evoca atmosfere oniriche, visioni sfumate, in cui non mancano percezioni ironiche, serene e ottimistiche. La mente di chi ascolta corre istintivamente a quel ricordo, quel paesaggio, o a quel film che, quasi stranamente, non risulta esserci. Musica ottima per colonne sonore, come dimostra un video di promozione turistica per la regione Puglia che adotta il brano Il cammino (http://www.youtube.com/watch?v=zJmJcB-02jg). Musica che scivola senza fretta ma con sicurezza, poiché la calma è una filosofia del gruppo, che intitola il disco Corri ma che pone in contrasto una chiocciola in primo piano sulla simpatica copertina pieghevole del disco. E la tranquillità sembra proprio essere un messaggio sonoro, intesa non come pigrizia, ma come riappropriazione del tempo per gustarsi con calma il piacere di suonare o di ascoltare. In conclusione, un disco molto consigliato per la cura di qualsiasi stress uditivo.
Mario Gennari
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