Guida all’ascolto. Iniziatelo dalla traccia 3 “L’uccellino quando imbruna”, soprattutto dalla seconda parte, quando come dal nulla emerge la voce ruvida e appassionata, dolce e cartavetrosa di Gabin Dabiré, cantante e chitarrista che intona nella nativa lingua dagara del Burkina Faso la stessa ninna-nanna che Giuditta ha appena finito di cantare, mentre un delicato tappeto strumentale sorregge tutto il pezzo. Se è vero che in ogni disco esiste un brano-manifesto, al quale i titolari del progetto artistico affidano il delicato compito di sintetizzare la propria espressività e se è vero che l’ascolto di questo brano può essere il punto di partenza ideale per capire il senso di tutto il lavoro, seguite il nostro consiglio. Eviterete così il rischio, peraltro piacevole, di pensare che questo sia un disco concepito esclusivamente per una funzione pratica da una coppia di neogenitori che quotidianamente fanno addormentare la loro piccolina con dolcissime, più o meno note, ninne nanne. No. “Coscine di pollo…” è anche –vorremmo dire soprattutto- un disco per adulti dal palato fine, che con la sua monotematicità raccoglie e vince la sfida di produrre grande musica con poche note e pochi suoni, accarezzando l’idea del minimale in termini di timbriche e ritmiche ma senza mai cessare di suscitare emozioni profonde e calorose. La voce di Giuditta fa vibrare le corde giuste, gli arrangiamenti di Alessandro coniugano semplicità ed efficacia, i pochi contributi di altri (si segnalano per le felici intuizioni i flauti di Pierpaolo Sicuro) sono sempre misurati e sobri. La Toscana come nuova isola felice del folk in Italia? E perché no? www.radicimusicrecords.it.
Roberto G. Sacchi
Lascia un commento