Come in ogni gruppo familiare che si rispetti, l’avvento delle nuove generazioni comporta evoluzioni che possono anche essere radicali. Quando in famiglia si impone la presenza di un musicista geniale come Vincent Boniface (Abnoba), allora bisogna attendersi qualcosa di forte: e in effetti se al primo ascolto l’aggettivo che ci è venuto in mente è stato “destabilizzante”, valutazioni ben più sensate e significative si sono materializzate in seguito. L’ultimo erede della dinastia dei Boniface, qui impegnato anche nelle vesti di arrangiatore, ha in effetti compiuto una brillante operazione di rilettura in chiave contemporanea di traditionals delle Alpi occidentali, ponendosi però tutta una serie di paletti, elegantemente superati. Innanzitutto, il rispetto per il patrimonio culturale: non il nuovo ad ogni costo, ma un nuovo che abbia un senso. Il manifesto ideologico dell’operazione si legge chiaramente già dal primo brano La complainte des trois petits enfants, in cui la partenza a cappella (ottimamente eseguita) diventa un proseguimento come fil rouge per legare insieme gli ingressi dei vari strumenti (organetti, violino, sax, ghironda) fino a un pieno d’orchestra dall’impatto mirabile. Attivi da oltre trent’anni, i Trouveur oggi sono Sandro Boniface (fisarmonica, organetto, organo, canto), Liliana Bertolo Boniface (canto), Rémy Boniface (violino, organetto, organistrum, canto), Vincent Boniface (organetto, cornamuse, sax soprano, clarinetto, clarinetto basso, flauto, percussioni, organistrum, canto) e per la realizzazione di questo progetto si sono avvalsi di ospiti quali Mathieu Aymonod (piffero, ocarina), Christian Thoma (oboe, corno inglese), Marco Inaudi (basso acustico), Fernando Raimondo (ghironda), René Zosso (ghironda, canto), René Bertolo, Carlo Bérard e Maura Susanna (coro). Nello svilupparsi del disco, le sorprese non mancano: sia che siano guizzi di pura fantasia creativa sia che siano intuizioni più consolidate fino a diventare stile espressivo d’elezione, è facile percepire gli ottimi ascolti del giovane Vincent (dai Perlinpinpin Folc e Lo Jai, passando per Grand Rouge e Dédale) impegnato a portare al di qua delle Alpi le più ricercate sonorità della musica francese, senza peraltro ignorare l’esperienza di Abnoba, massimo interprete italiano del nuovo sound europeo della tradizione riletta in chiave contemporanea. Tutti a loro agio, per un disco che si ascolta e si riascolta sempre volentieri. Ricco di informazioni il libretto, sia pure di lettura non facilissima causa l’esiguità del corpo tipografico utilizzato.
Roberto G. Sacchi
Trouveur Valdotèn – “Cromozome” (CD)
Autoproduzione (distr. Felmay), 2008
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