Arrivano dalla provincia di Pavia, territorio di vini & cibi di risaia, di vicende storiche & di culture dotte… un territorio musicalmente fertile dove, grazie in buona parte ai semi sparsi in tempi non sospetti da un sognatore investigativo come Fabrizio Poggi e i suoi Chicken Mambo, il Verbo (con la V maiuscola) della buona musica ha richiamato a sé una vivace comunità formata da bands che hanno abbracciato le chitarre per far risaltare il loro immaginario e dare identità ai loro sogni. Se i Chicken Mambo sono dei pionieri e fiancheggiatori di una musica che ha la capacità di farci evadere dalla nostra Bastiglia, la scena musicale d’impostazione nordamericana della provincia pavese rappresenta indiscutibilmente la loro progenie. A raffigurare quanto esposto basti indicare gruppi come i Lowlands o i Mandolin Brothers tanto per citare un paio di nomi; gruppi che hanno avviato un loro percorso personale, ma che bene o male attingono a quella vasca battesimale che doctor Poggi a contribuito certamente a veicolare sul territorio. I Southlands fanno parte di questa parentela e aderiscono a quel rock dal suono Americana che noi tanto apprezziamo; è sempre un piacere per noi scoprire gruppi come questo e che rappresentano con vivacità una vitalità che la cultura nani & ballerine imperante nel nostro paese non è ancora riuscita a sopprimere. La band è formata da Dario Savini (lead vocal), Marco Rovo Rovino (acoustic & electric guitars, mandolino e cori) già cooperatore di Poggi con i Turututela (suona in La storia si canta) ed è presente in Mercy, Roberto Semini (guitars), Ricky Caldin (bass) e Michele Romani (drums, percussion e cori); il gruppo si avvale in fase di produzione della collaborazione di Massimo Visentin, già al servizio di Paolo Conte. A me il disco è piaciuto per la sua unitarietà, ma devo dirvi che il suono mi risulta forse un po’ troppo pulitino: gli manca un pizzico di quella sporcizia e quella rifrazione turbolenta che dà carne all’insieme, ma queste sono quisquilie cerebrali del vostro (re)censore; ciò che vale sono le canzoni e quelle sono ben suonate. Iniziamo il viaggio con South Burning, immagini che si rincorrono sovrapponendosi, il territorio è Americana, è blue collar rock… roots & polvere di strada, vita sudata & la resistenza di non cedere, speranze che non muoiono malgrado annientamenti come cicatrici che sfregiano la schiena: Mr. Killerman, In The Middle Of Me, Free Gasoline, la prorompente Devil Girl e l’impetuosa Revolver Rock sono figlie dello stesso cielo, delle stesse aspirazioni, degli stessi desideri…. Compay Week-end è un ruspante rock’n’roll pieno di vitalità; Piece Of The Move ha bella sapidità delle ore notturne e un ammirevole impiego di chitarre; la title track (Clouds) The Morning Sky è un’altra ballata introspettiva, colma di pulsioni e tensioni accentuate dalla liricità di una chitarra volteggiante. Dust In The Dark, riflessioni, inquietudini sulle strade dell’esistenza, altra bella song satura di richiami emotivi; Three Drops Of Rain è un’altra ballad dalle espressività impolverate e ansie acquietate, ancora una volta la chitarra traccia lame di luce che volano verso il cielo.
Claudio Giuliani
Southlands – “The Morning Sky” (CD)
Studiottanta Fortuna Records – SFRC-CD025
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