Giunge dopo cinque album questo Di Mare e d’Amuri, opera sicuramente più matura degli agrigentini Tinturia (monelleria) che se a un primo ascolto superficiale ricorda troppo da vicino alcuni altri esempi dell’oceano patchanka, grazie a più approfonditi esami rivela essere dotato di una certa originalità, non foss’altro per l’inserimento non forzato (anzi, decisamente contestuale) del friscalettu nel brano conclusivo Abballu senza sballu. Ironici, spesso dissacranti, Tinturia si muovono a loro agio fra testi, timbriche e ritmi cari all’universo giovanlle, ma non si spaventano di fronte alla possibilità di reinterpretare in modo tutto sommato rispettoso la grande e fortemente drammatizzata ‘U Pisci Spada di Domenico Modugno (una specie di tradizione, visto che nel loro album d’esordio del 1999 avevano inciso un’altra cover di Mr. Volare, La donna riccia). Compatto intorno al leader Lello Analfino, personaggio carismatico e catalizzatore, il gruppo squarcia il velo su un aspetto poco conosciuto della Sicilia in musica e ci lascia simpaticamente coinvolti.
Sergio Palumbo
Tinturia – “Di Mare e d’Amuri” (CD)
Musica e Suoni – MS28/08, 2008
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