Giovanni Straniero, Michele Gazich e Federico Sirianni raccontano “Domani si vive e si muore”, l’album di inediti di Michele L. Straniero, selezionati dal nipote e musicati dai due cantautori.
L’album, la cui pubblicazione è prevista per settembre, a cura di Nota Editrice di Valter Colle, sarà anticipato anche dal vivo dai tre a Folkest 2023 nell’ambito dei Folkclinic (1 luglio ore 17.30).
a cura di Giovanni Straniero
Canzoni diverse
Certamente non si può parlate di Michele L. Straniero, senza raccontare dell’esperienza dei Cantacronache, un’avventura politico-musicale nata a Torino e che vide coinvolti tra il 1958 e il 1962, oltre a Michele L. Straniero, anche Sergio Liberovici, Fausto Amodei, Margot Galante Garrone, Emilio Jona, Italo Calvino, Umberto Eco, Franco Fortini, Giovanni Arpino, Gianni Rodari, Franco Antonicelli, Piero Gobetti e molti altri….
Ma M.L. Straniero (per me zio Michele, ed essendo il nostro unico zio, a lui piaceva ricordarcelo sempre dicendoci: Non avrai altro Zio al di fuori di me) fu un artista e un intellettuale a 360° gradi: infatti non era solo il fondatore e l’interprete principale di Cantacronache, ma fu in primis un poeta. Nel corso di tutta la sua vita, Michele ebbe una sorta di vita pubblica dove doveva cantare e fare il ricercatore sul campo, ma anche una vita privata più intima e introspettiva che sfociava nelle poesie e nei suoi pensieri che metteva per iscritto. Anzi, possiamo dire che Michele, da ragazzo, si mise prima a scrivere poesie e poi testi per canzoni, che, come si sa, hanno due metriche diverse. E scriveva in qualunque posto e in qualsiasi momento, su un’agenda telefonica o sui fazzolettini di carta al ristorante. Nelle sue canzoni, Michele urla la denuncia di cronaca quotidiana, nelle sue poesie sussurra le sue particolari emozioni. Questa doppia vita lo ha sempre caratterizzato sia negli anni Sessanta e Settanta, quando si mise a incidere dischi da solista come Coi comfort della religione, Quando ero monaca… e La Madonna della Fiat, sia negli anni Ottanta e Novanta, quando smise di cantare e si dedicò principalmente al giornalismo e alla scrittura di libri.
Ed è a questo punto che entrano in campo Michele Gazich e Federico Sirianni, aiutandomi a dare vita a queste poesie di Straniero, e scegliendone alcune inedite da mettere in musica. Così nasce questo particolare disco dal titolo Domani si vive e si muore, dove Gazich e Sirianni hanno svolto un complesso lavoro scrivendo la musica e gli arrangiamenti, con anche la partecipazione di altri artisti che in qualche modo hanno avuto a che fare con Michele Straniero (Giovanna Marini, Fausto Amodei e altri a cui accennerà a breve Michele Gazich).
Qui vorrei chiudere proprio con una frase che M.L. Straniero scrisse, molti anni fa, nella quarta di copertina di un suo libro:
Queste nostre canzoni, a dire il vero, non ebbero mai un grande successo: stavano troppo fuori della norma di mercato. Come vogliamo chiamarle: magari le everreds, le semprerosse? Lasciamole senza nome e dedichiamole anche a chi non le volle mai nemmeno ascoltare, o le osteggiò con durezza implacabile perché le sentiva diverse. E infatti lo erano, diverse: non cercavano di vendersi al miglior offerente, ma (addirittura!) di cambiare la nostra vita e la faccia del mondo. È accaduto invece (anche questo è già stato detto) che la vita ha cambiato noi: ma forse, non tanto da impedirci di provare, voltandoci indietro, qualcosa come un vago rimorso».
a cura di Michele Gazich
Abbeverarsi alla fonte
Ho conosciuto Giovanni Straniero tanti anni fa: era appena scomparso il suo illustre zio e ho ancora negli occhi l’immagine di noi due ragazzi che, con chitarra, violino e gli occhi lucidi per l’emozione, cantiamo e suoniamo le canzoni di Michele Straniero. Ci rivedo come se fosse oggi mentre giravamo per case, strade e mansarde torinesi tra mille chiacchiere, mille sogni e altrettanti bicchieri di vino. Se non ci fossero state quelle notti, quella condivisione così vera, semplice e gratuita, il disco di inediti di Michele Straniero forse non sarebbe mai nato.
Altro elemento fondamentale per dare vita a questo album è stato però certamente anche e forse soprattutto Federico Sirianni: per quanto mi riguarda, è stata la più feconda e soddisfacente collaborazione nello scrivere canzoni. Ho amato da sempre scrivere da solo e sono, ahimè, piuttosto refrattario a collaborare. Ma, grazie all’attenzione, al talento e alla inusuale sensibilità di Federico Sirianni, è avvenuta una svolta epocale. Va detto, a onor del vero, che avevamo con noi anche un terzo uomo, un grande poeta che ha scritto (quasi) tutti i testi: Michele Straniero. Sono nate otto canzoni (da otto testi inediti di Michele Straniero che Federico ed io abbiamo musicato) molto commoventi e molto spavalde. Le abbiamo scritte nei mesi di gennaio e febbraio di quest’anno e le abbiamo registrate tra aprile e maggio.
Ma qui mi preme dire ancora due cose: la prima è che questi testi che Michele Straniero ci ha lasciato sono molto diversi da qualunque cosa da lui pubblicata in vita. Chissà che cosa era in animo di farne… Musicarli? Pubblicarli come poesie? Tenerli per sé? Difficile dare una risposta: l’attività artistica di Michele Straniero, come saprete, fu bruscamente interrotta dall’incidente che lo condusse a una prematura scomparsa. Certamente questi testi presentano, come dicevamo scherzosamente, ma non troppo, con Federico: Another side of Michele Straniero. La seconda cosa che desidero dirvi è che, dopo aver musicato i suoi testi, Federico ed io ci siamo sentiti di dedicargli due canzoni, che incorniciano ora gli inediti. Queste due canzoni creano una sorta di ponte tra lo Straniero cantautore politicamente impegnato e quello emotivamente turbato che emerge nelle canzoni inedite di Domani si vive e si muore. La prima è una sorta di prologo, la prima dell’album: fatalmente l’abbiamo intitolata Ho incontrato Michele Straniero, perché quest’incontro ci ha sconvolti, arricchiti, messi in discussione e cambiati nel profondo. La seconda si intitola Danzacronaca: una sorta di paradossalmente allegra danza macabra in cui Michele Straniero si ritrova e danza con gli illustri amici che l’hanno preceduto nell’aldilà: Umberto Eco, Danilo Dolci, Italo Calvino, Fabrizio De André, Giorgio Gaber e naturalmente l’amico più caro, Franco Lucà.
Cosa aggiungere? Era da decenni che non mi emozionavo così tanto! Non ho parole per dire la mia gratitudine a Giovanni Straniero. Lo ringrazio per aver trasformato due navigati artisti come Federico e me in due esordienti… Tali ci sentivamo nel cantare queste canzoni. Desidero anche ringraziare il tecnico del suono Fabrizio Cit Chiapello che, presso lo studio Transeuropa a Torino, ha registrato e mixato con cuore e maestria e Marco Tibu Lamberti, mio storico collaboratore, che ha dato anima anche a quest’album, suonando esemplarmente bassi, chitarre, etc. Tanti, infine, sono stati i miei amici personali che hanno donato con attenta dedizione la loro collaborazione a quest’album, rendendolo ancora più prezioso. Parlo di Moni Ovadia, Gualtiero Bertelli, Giovanna Famulari, Maurizio Bettelli, Andrea Del Favero, Paolo Lucà. Non li ringrazierò mai abbastanza.
Avere incontrato Michele Straniero e avere musicato le sue parole è un dono immenso; è stato un abbeverarsi alla fonte della canzone d’autore. E vicino alla fonte l’acqua è più fresca e pulita.
a cura di Fedrico Sirianni
La fatica e il pericolo
Il lavoro culturale, per dirla alla Bianciardi, di approcciare i testi inediti di Michele Straniero, l’uomo che con Sergio Liberovici diede il via alla grande stagione della canzone d’autore italiana, immaginandoli come canzoni ex-novo, è stata un’esperienza straordinaria e faticosa dove, nella fatica, era compreso il pericolo: quello di misurarsi con artisti di enorme statura e uscirne, come accade spesso, con le ossa rotte. Era peraltro la prima volta, per me che nella composizione di una canzone, la partenza è quasi sempre il testo, tentare di scrivere delle musiche su parole già scritte e, spesso, almeno questa era l’impressione, non per essere musicate.
Ho condiviso tutto questo con Michele Gazich – raramente un incontro musicale si è dimostrato anche un incontro umano così straordinario – lui sicuramente più musicista di me, in una composizione a quattro mani e, man mano che il magma prendeva forma, assumeva sempre di più un senso, un colore, una visione che ci convinceva di stare sul sentiero giusto. L’idea, forse non dichiarata ma pensata sottotraccia da entrambi, era di restituire a quei testi inediti una forma canzone diversa da quella ispirata alla musica popolare dei Cantacronache, più vicina invece alla canzone d’autore che, grazie a lui e ai suoi grandi compagni di viaggio, ha vissuto negli anni immediatamente successivi stagioni meravigliose. Anche perché, pur rimanendo tracce di un pensiero politico e di un’analisi lucida e spietata della società circostante, sulle parole che avevamo davanti c’era il M.L. Straniero persona che si rivelava nelle sue fragilità più intime e in cui l’arguzia e il sarcasmo si mettevano un poco di lato per fare spazio a una dolce e dolente confessione del proprio sentire. E’ stata un’immersione in profondità nello sguardo di un uomo che, terminata una grande stagione artistica e culturale, aveva cominciato a scavare dentro se stesso.
A noi è sembrato di essere un po’ insieme a lui.
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