STELLA*NERA – RIVISTA A – COMPILATION/ITALIA
Confesso che nell’apprestarmi a commentare questo doppio cd mi ritrovo ad essere alquanto frenato: il rischio di cascare nella retorica agiografica e reiterare cose già proferite mille volte sovrasta a fauci spalancate pronte ad inghiottirti per sputarti poi nel piatto della convenzionalità magniloquente; d’altronde la figura di Fabrizio De André è già stata filtrata e disossata all’infinito, cento altri molto più qualificati del sottoscritto ne hanno già analizzato ogni virgola rivoltandola e incensandola… Dell’artista e dell’uomo si è già scritto e letto tutto ciò che era possibile… Dell’uomo Fabrizio, con le sue virtù, le sue scelte, i dilemmi enigmatici, i suoi dolori, la sua poeticità, i sogni e le contraddizioni, resta il segno della propria umanità… Per quanto riguarda le sue canzoni non ci sono parole che possano descrivere il patrimonio d’emozioni che esse hanno saputo (e sanno) sprigionare: un patrimonio che è un tesoro dell’animo, talvolta racchiuso nell’inconscio, ma che ritroviamo sparpagliato e disseminato nei vialetti sporchi dei parchi di periferia tra pusher e puttane o nei campi scout, nelle chiese del volontariato cristiano o nelle fumose bettole tra tazze di vino, birra e carte da gioco… nelle aule delle scuole occupate o venire fuori dai finestrini di auto incolonnate sulla tangenziale nelle ore di punta… canzoni che non hanno nulla a che fare con il becero populismo canzonettaro (e politico) che tanto vende nella nostra italietta, ma canzoni che sono semi sparsi al vento per dare nutrimento alla coscienza, semi che hanno germogliato a 360 gradi e che hanno seminato domande e regalato una carezza di poeticità…
Quello in oggetto è più di un tributo, è un piccolo atto di ringraziamento lontano dai riflettori del consumismo, è un atto di sincera comunanza e un ideale passaggio di testimone a nuovi messaggeri…. a nuovi spargitori di semi, araldi traghettatori di rinnovate sensibilità affinché i mille papaveri rossi di ieri, i duemila papaveri rossi di oggi, possano sempre ricomparire il prossimo giorno tra le crepe d’asfalto e campi di grano per accarezzare giorni duri e far divampare speranze colorando il grigio rendendo i giorni un po’ migliori.
150 minuti suddivisi in 36 tracks, performances tendenzialmente oneste e di buon livello, talvolta più che eccellenti, ma quello che traspare è la sincerità che pervade ogni singolo brano. Nell’impossibilità di citare tutti i protagonisti ci limitiamo a riferirvi della presenza di Fabrizio Poggi & Turututela con una struggente versione della Canzone di Marinella davvero commovente; dei marchigiani La Macina con Amore che vieni, amore che vai; di Massimilano LaRocca e Andrea Parodi con una Avventura a Durango dai sapori del border tex-mex e la presenza di musicisti d’eccezione come Joel Guzman (fisarmonicista fenomenale), Andrew Hardin alla chitarra e Sarah Fox ai cori; di Michele Anelli & Paolo Montanari (alias Groovers) con Quello che non ho; della Bottega Baltazar con La ballata del Miché; di Renato Franchi & L’Orchestrina Del Suonatore Jones con Un Malato di Cuore; di Beppe Gambetta & Dan Crary con Creuza de ma; dei ‘Zuf De Zur con una singolare Ballata dell’amore cieco; i Kinnara con un’alternata e dinamica Canzone del maggio, gli ‘A 67 con il sax di Daniele Sepe in Don Raffaé o Andrea Maffei con La città vecchia…una piccola nota di merito va anche al booklet che accompagna il cd corredato di indicazioni sui singoli musicisti; i proventi sono destinati al sostegno di “A”rivista anarchica: sosterrete un foglio di libertà e vi approprierete di un piccolo tesoro prezioso e senza tempo.
Claudio Giuliani
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