TEATRO DEL SOLE TDS 002005 LM, 2000 – TRADIZIONE/CAMPOREALE (SICILIA)
“Il folclore non esiste in nessuna forma al di fuori del suo atto performantico. L’archivio folcloristico non è niente più che una collezione di artefatti defunti”. Con questa massima di L. Honko, parole pesanti come macigni, che crediamo non appartenga alle preferite degli etnomusicologi, è in qualche modo sigillato questo interessante progetto, voluto dal comune di Camporeale (Palermo) con lo scopo di rivitalizzare l’antica tradizione del cuntu, cioè del racconto intorno al fuoco. La singolarità dell’opera sta tutta nella qualità dell’approccio, di tipo non etnomusicologico ma dichiaramente spettacolare o, se vogliamo usare un termine più difficile, performantica. Autore e regista del lavoro è stato infatti un attore impegnato nella ricerca delle proprie radici qual è Alberto Nicolino, che si è mosso seguendo i canoni speculativi dell’antropologia teatrale. Concepito come una rappresentazione, “E lu cuntu camina” mantiene sufficientemente intatto il clima che si crea fra gli “attori” e, grazie alle espressive fotografie che li ritraggono, è facile e piacevole ricostruire nella nostra mente la scena e riviverla ogni volta che si ascolta la registrazione. Fra i vari momenti recitati, anche alcuni brani musicali per violino e chitarra: in particolare, una versione di “Speranze perdute” ci ha ricordato molto da vicino -per sentimento ed espressività autenticamente popolare- quella resa celebre da Melchiade Benni, il violinista dell’Appennino bolognese scomparso sette anni fa. Un’opera di documentazione preziosa, resa viva e partecipata dall’indubbia capacità di Alberto Nicolino di pervadere i suoi “attori” di una voglia di esprimersi e di comunicare che non sempre il rigore etnomusicologico è riuscito a trasfondere in quelli che, non a caso, la disciplina ufficiale della ricerca folclorica chiama -con termine glaciale, infelice e quasi offensivo- “informatori”.
Enrico Lucchesi
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