“Dolcenera”, che tutti conosciamo, è una canzone di Fabrizio De André contenuta in quello che da molti è considerato il suo album capolavoro “Anime Salve” (1996). Nel testo, Faber fa riferimento all’alluvione che colpì Genova nel 1970, evento luttuoso dalle dimensioni paragonabili a quelle che l’attualità ci impone, ma la sua non è una rievocazione storica: fra le righe dei suoi versi si legge piuttosto una sorta di ineluttabile rassegnazione, un’abitudine alle alluvioni che è tipica di una popolazione che convive da sempre, non certo per propria colpa, con il disastro. Alcune immagini viste in questi giorni alla televisione ci hanno fatto venire in mente altre immagini scritte da De Andrè in “Dolcenera”; una fra tutte, quella “tonnara di passanti” che tragicamente descrive artisticamente il dramma delle persone portate via dalle acque impazzite del Bistagno, del Fereggiano o di qualche altro torrente genovese. Genova, quindi, anche nell’immaginario di un grande poeta contemporaneo come Fabrizio, è una città di alluvioni, laddove questo cataclisma se non assume crismi di quotidianità (per fortuna) assume quelli della probabilità.
Dalla metafora all’antonomasia.
Ma a Genova, per l’alluvione del novembre 2011, non si è voluto dar retta nemmeno alle canzoni dei suoi figli più illustri. E ancora una volta abbiamo dovuto sentirci ripetere che “l’evento era imprevedibile”, che “è stato fatto tutto il possibile”, che “chi avrebbe potuto aspettarselo”… . Con buona pace di Fabrizio De Andrè e della sua capacità di mettere in musica la realtà, una realtà che è fantasia solo nella testa di chi ci governa.
Cantautori al potere? Forse, una buona idea… Tanto, peggio di così!
Roberto G. Sacchi
Lascia un commento