Molteplici le ragioni che rendono questa mia chiacchierata con Lucilla Galeazzi un vero, sincero piacere. Li elenco per i lettori di FB, non intendendo, con questo acronimo, alludere a Face Book. Per cominciare, siamo nati nello stesso giorno (purtroppo per me non dello stesso anno…), il 24 dicembre, ma questo lo abbiamo scoperto solo dopo aver stabilito una solida amicizia. Poi perché credo di essere stato io il primo a scoprirle un talento da cantautrice. L’avevo conosciuta e ascoltata già quando era una delle componenti del quartetto di Giovanna Marini. Ricordo poi che venne a trovarmi nel mio studio per farmi ascoltare alcune canzoni fresche di composizione, tra le quali ricordo una bellissima Stella della notte. E qui mi gioco subito un aneddoto divertente. A quel tempo ero interlocutore attivo della RCA Italiana, colosso di prima grandezza della discografia. Le buone sensazioni ricevute dalle prime canzoni scritte da Lucilla mi spinsero a proporla per un contratto a Michelini, allora direttore artistico della RCA, il quale, dopo un religioso e concentrato ascolto, e molti cenni di assenso, mi disse che purtroppo non era possibile procedere nella direzione da me voluta. Alla mia richiesta di spiegazione, mi venne risposto che la mia protetta… cantava troppo bene. Be’, se non altro era la pura verità! Negli anni successivi Lucilla fu protagonista di un percorso parallelo, affermandosi nel mondo intero come rappresentante del canto popolare, e come interprete delle proprie canzoni, senza trascurare riconosciute attività di musicologa e di insegnante. Vincitrice di una Targa Tenco, è un brillante esempio vivente della mia teoria riguardante la “canzone popolare d’autore”. E’ stata ospite di molti dei miei album, spesso ho avuto la gioia di fare brutta figura cantando insieme a lei, e infine siamo anche compagni di squadra: entrambi pubblichiamo per la label romana Helikonia.
Che ne dici, Lucilla, ti senti a tuo agio in questo ruolo di custode della tradizione e innovatrice della stessa?
Mi sento parte di una lunga e ininterrotta staffetta in cui i vecchi cantori hanno lasciato il loro sapere a noi che amiamo la musica popolare, e che, più giovani, abbiamo avuto il tempo di cavalcare un’onda (non anomala) quella della moda del folk: questo ci ha permesso di crescere, d’imparare e di adattare anche ai tempi mutati un patrimonio ricco e vitale.
Credo che tu possa vantarti di aver cantato quasi in tutti i Paesi del mondo. Ne manca qualcuno ?
Me ne mancano tantissimi, ad esempio quelli dell’Africa sub-sahariana… mi piacerebbe moltissimo andare a fare conoscere la mia musica lì! Sono invece felice di essere stata a San’a, nello Yemen: è una città assolutamente incredibile, bellissima e struggente!
Quando la sera si accendevano le luci delle case (ma non l’illuminazione delle strade), dalle piccole finestre illuminate, dai vetri coloratissimi, venivano luci da presepio e sembrava di vivere in un villaggio di sogno, da favola! Mi duole il cuore che in quel paese così bello ci sia da tanti anni una guerra che impedisce ogni visita!
So che ti aspetta, a breve, una particolare emozione da andare a raccogliere oltre oceano. Ci vuoi raccontare di cosa si tratta?
Il 27 marzo 2015 canterò nella sala Zanken Hall della Carnagie Hall… ho già cantato lì nel 2011 e il giovane direttore artistico (ha 33 anni) è venuto alla fine del concerto per salutarmi e per dirmi quale grande emozione aveva ricevuto! Poi, mi ha dato il suo biglietto da visita e mi ha detto: “Mi tenga al corrente!!” – ed è quello che ho fatto! Dopo qualche mese avevo il mio nuovo Cd FESTA ITALIANA e lui lo ha amato subito e mi ha invitato a New York.
Recentemente Helikonia ha pubblicato il tuo Festa Italiana, e mai titolo è stato più appropriato: un album pieno di contagiosa allegria e di canto popolare. Come si pone questo lavoro nell’epoca dei Fedez, dei Moreno, dei Clementino?
Si pone come sempre la musica popolare si è posta di fronte alla musica che nasce da altre fonti o rami musicali! Io penso che la musica popolare non abbia niente da invidiare per qualità e quantità agli altri stili di musica ma nel nostro paese, che musicalmente è di una ricchezza incredibile, si è deciso, e non so perché, che questa musica non possa né debba essere diffusa dai canali normali di diffusione, come, ad esempio, radio e televisione! Ciò è dovuto probabilmente alla morte della discografia italiana e dell’editoria musicale! Siamo diventati una colonia e perciò non si riesce ad andare al di là di auto produzioni o co-produzioni che però faticano tanto ad imporsi su un mercato che è sempre più globalizzato e, al tempo stesso, sottoposto come una colonia alla musica dei colonizzatori! Ciononostante, se si guarda alla quantità di concerti, gruppi, auto-produzioni e corsi ecc..ecc. Ci si accorge che c’è un mercato incredibilmente vivace e non solo di persone che hanno superato gli “anta”!! Se guardate YouTube, c’è un mondo incredibile di musicisti bambini che suonano gli strumenti tradizionali con una vivacità, un piacere e un’energia da far paura! Magari molti di loro non decideranno di diventare dei professionisti, però assicureranno ai loro luoghi di origine un “tappeto musicale” senza il quale il nostro paese sarebbe diventato, musicalmente parlando… sordo!
Devo farti i complimenti anche per la confezione, originale e realizzata con particolare cura fin nei minimi particolari. Opera tua, vero?
Anche opera mia. Naturalmente con Giulia Zappa, la grafica, abbiamo lavorato gomito a gomito fino a che l’idea musicale di questo Cd potesse essere esemplificata in una immagine. Alla fine quei due ballerini stilizzati su sfondo bianco con i coriandoli danno l’Idea di un’Italia antica e moderna allo stesso tempo! Lo straniero che ama l’Italia, impazzisce per le nostre tradizioni, ritiene che queste siano la nostra vera ricchezza! Chissà perché invece noi guardiamo a questo con diffidenza, se non con disprezzo! Ricordo, una ventina di anni fa, che Ambrogio Sparagna con la sua orchestra di organetti andò ospite del Maurizio Costanzo show. L’orchestra suonò una bella tarantella di Ambrogio e poi lui stesso, con il suo organetto, suonò un pezzo da solista. Mi ricordo la voce nasale e acida di Costanzo che apostrofò quella bella esecuzione con “ma qui stiamo sempre a livello della tarantella!”, come per dire “niente di nuovo sotto il sole”. Andasse a vedere adesso LA NOTTE DELLA TARANTA che riunisce 150.000 spettatori per una notte intera, si renderebbe conto che il fenomeno non è proprio da disprezzare! Insomma Costanzo, e come lui tanti altri, trattano la musica popolare con troppo sufficienza, perché è in dialetto, perché spesso è un fenomeno locale!
In Festa Italiana convivono armoniosamente brani della tradizione, alcuni molto divertenti, brani composti da te sul filo/modello della canzone popolare (vedi la splendida Una Serenata), e altri ancora assolutamente originali, degni della migliore penna d’autore (vedi Quante stelle nel cielo con la luna). Ti senti più comoda nelle vesti della cantante popolare o in quelli della cantautrice?
Mi sento comodissima in tutti e due i posti… mi piace scrivere canzoni, è la forma che mi viene meglio, ma mi piace anche improvvisare stornelli, cantare i canti operai della mia città, Terni, e mi piace interpretare canzoni di altre Regioni, come quelli del nord padano, anche quelli dell’area napoletana.
Nella costruzione di una carriera di grande soddisfazione, hai avuto modelli di riferimento, in Italia o in altri Paesi?
Io direi che la bellezza delle ballate di Giovanna Marini, la sua profondità poetica, il suo intuito profondo di poetessa e musicista, mi hanno profondamente toccato… Lei per me é il grande esempio di una moderna cantastorie: Giovanna nasce in una famiglia dotatissima dal punto di vista musicale, suo padre grande compositore troppo presto scomparso, e sua madre grande pianista: il suo mare magnum è la musica antica, quella classica e quella dei canti di tradizione popolare. Io nasco in una famiglia che fa musica popolare (tutti suonavano qualche strumento e mio padre aveva una grande voce e cantava benissimo), ama le canzoni, i canti del Canta Maggio, gli stornelli, e poi le canzonette della radio. Tutto questo misto di cultura musicale familiare e poi le mie scelte e i miei amori, che vanno dalla musica tradizionale fino al jazz, la musica contemporanea e il tango argentino, il miglior pop e i cantautori, fino ai canti a “vatoccu” dell’Umbria e delle Marche, generi musicali super arcaici, le voci bulgare o i maqam arabi, tutto questo allarga l’orizzonte e ricolloca i nostri canti nella storia della musica!
Hai qualche ricordo particolare di incontri o contatti con i grandi personaggi della canzone popolare?
Certo, i cantori della Valnerina, con i quali cantavo quando avevo vent’anni e loro sessanta, sono stati dei veri e propri maestri… il capo partigiano/operaio/contadino e poeta Dante Bartolini, il sindaco/ muratore/contadino e improvvisatore in ottava rima Americo Matteucci, il pastore/coltivatore/suonatore d’organetto e attore comico Pompilio Pileri, l’operaio/ cantore Trento Pitotti, perché non erano “grandi musicisti” nel senso virtuoso del termine ma erano portatori di uno stile e di una forza espressiva che li faceva uscire dall’ordinario: e poi avevano una dignità, quando cantavano la propria storia e la propria cultura, che derivava dall’essere quel che erano e quel che facevano!
Per finire, una domanda che di solito suona banale…ma non nel tuo caso: quali nuovi progetti stai coltivando?
Molti, naturalmente! Intanto c’è la “ripresa” di uno spettacolo mitico della canzone folk italiana BELLA CIAO, che ha compiuto nel 2014 i cinquant’anni: lo stiamo ripresentando al pubblico con Riccardo Tesi, organetti e arrangiamenti, Andrea Salvatori, chitarre, e Gigi Biolcati, percussioni. Oltre alla mia, ci sono le voci di Elena Ledda, Ginevra Di Marco e Alessio Lega. Abbiamo inciso quei meravigliosi canti con nuovi arrangiamenti e nuovi interpreti e li presenteremo in Rai, registrando prima, e poi in diffusione il 25 aprile. Inoltre, per il centenario della prima guerra mondiale, con Moni Ovadia abbiamo presentato uno spettacolo di cui siamo co-autori DOPPIO FRONTE. ORATORIO PER LA GRANDE GUERRA. Due settimane di esauriti a Palermo, e 10 giorni di tournée con i teatri stracolmi. Con noi un quartetto di magnifici musicisti e un coro commovente di ragazzi/e di Capriva del Friuli. E poi un progetto su Napoli/Continente con Antonello Paliotti e il suo quartetto, ma naturalmente FESTA ITALIANA con i musicisti favolosi che ho al mio fianco !
Vale, per Lucilla Galeazzi, quello che pubblicamente affermai qualche anno addietro, parlando di Sergio Endrigo. Se Sergio fosse vissuto in Francia, in Germania, in Spagna, o in qualsiasi altro Paese europeo, sarebbe stato portato ad esempio e celebrato per quanto meritava, indipendentemente dalla stagione del suo grande successo popolare. Probabilmente, nella sua età avanzata, sarebbe stato nominato Ministro della Cultura. Così accade per Lucilla, che certo è più conosciuta e ri-conosciuta nel Mondo intero che non qui da noi. Dove però è amata, e caldamente apprezzata da coloro che sanno distinguere, e che capiscono, e si appassionano, di musica e di arte. E di musica d’arte. Certamente Lucilla gira il mondo sventolando la nostra bandiera. Con onore. Eh, noi del 24 dicembre…
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