F.B. Come siete venuti a conoscenza del concorso Suonare@Folkest2016 e per quale motivo, principalmente, avete deciso di partecipare?
E. C.: Siamo venuti a conoscenza di Folkest quando una band di nostri amici, I Plebei, si è iscritta al concorso. Ci siamo poi interessati alla realtà ed alla filosofia del festival, e ci sembrava che la nostra musica potesse essere in linea con quanto proposto.
F.B. Parliamo di voi e della vostra musica: presentatevi specificando i singoli strumenti, il genere, perché lo avete scelto, da cosa traete ispirazione?
E. C.: Siamo partiti come trio, chitarra basso batteria, poi abbiamo aggiunto i fiati, ma abbiamo collaborato con molti musicisti (percussioni, tastiere, elettronica, voce). Partiamo dalle radici jazz e blues, con una passione per la musica etnica, per il reggae, ma anche il soul e la black music: ad ogni modo per noi e l’improvvisazione e l’istinto sono di fatto fondamentali e imprescindibili. L’elaborazione e l’arrangiamento sono un passaggio successivo.
F.B. Da dove venite e com’è, dalle vostre parti, la situazione della musica dal vivo?
E. C.: La realtà del Trentino è particolare: la provincia è piccola, ma c’è un’alta densità di band emergenti e ci sono diversi locali che organizzano concerti, o associazioni che organizzano festival. Di conseguenza la scena è viva e dinamica ed è relativamente semplice conoscersi e instaurare rapporti di fiducia, ma il rischio è di ristagnare e rimbalzare sempre fra gli stessi locali e lo stesso pubblico. Siamo estremamente grati a chi ci ha dato fiducia fin dall’inizio e a chi ci sostiene e viene a sentire i nostri concerti, magari due o tre volte nello stesso locale, ma per questi motivi abbiamo cercato in tutti i modi anche di uscire dal Trentino appena possibile.
F.B. Qual è il vostro rapporto con il palco e l’esibizione dal vivo? Come accoglie il pubblico la vostra musica?
E. C.: Per noi è di fondamentale importanza il contatto con il pubblico. Appena finiamo di scrivere un pezzo nuovo, non vediamo l’ora di proporlo dal vivo per vedere come viene recepito dal pubblico. In concerto ci concentriamo molto sull’esecuzione e sull’interplay, che è una parte fondamentale del nostro modo di suonare.
F.B. Torniamo a Suonare@Folkest2016: come vi siete trovati, cosa ricordate soprattutto di quella serata?
L’organizzazione del festival è stata impeccabile e la serata è stata splendida. Nonostante il nostro genere sia un po’ spostato rispetto ai normali canoni di Folkest, ci siamo trovati molto bene sia con chi ci ha accolto che con chi ci ha ascoltato, che ha dimostrato di apprezzare la nostra esibizione. La villa Correr-Dolfin di Porcia dove abbiamo avuto la fortuna di suonare era veramente stupenda e approfittiamo dell’intervista per fare nuovamente i complimenti al gruppo che ha suonato nella stessa nostra serata, Lamorivostri.
F.B. Che progetti avete in cantiere?
Abbiamo molte cose in mente!
Siamo appena rientrati da un viaggio negli Stati Uniti durante il quale abbiamo fatto sei concerti e registrato un nuovo brano, che abbiamo da poco pubblicato.
Questa esperienza ci ha caricato di energie e idee nuove che speriamo di tradurre al più presto in musica.
Il primo passo sarà la registrazione del nuovo disco: in dicembre entreremo in studio (al Metro Rec studio di Riva del Garda) ed inizieremo i lavori per il nuovo CD, che speriamo di pubblicare entro la primavera del 2017.
Inoltre ci siamo da poco riuniti tutti a Torino (due di noi ci vivevano già, mentre gli altri si sono spostati da poco più di un mese per proseguire gli studi nel capoluogo Piemontese): questo rappresenta per noi l’inizio di un nuovo capitolo, e non potrebbe esserci cosa più stimolante.
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