di Felice Colussi
Matanë Malit and Dallëndyshe sono stati i primi lavori pubblicati da Elina Duni, straordinaria cantante, chitarrista, pianista e percussionista albanese. Erano però due dischi realizzati con il suo quartetto, mentre ora si cimenta in solitudine, con la sua calda voce e i suoi strumenti. Una scelta di grande spessore artistico, che premi anche la libertà lasciatale dal suo produttore, il mai troppo osannato Manfred Eicher dell’ECM.
Così la Duni passa disinvoltamente da brani della tradizione popolare a canzoni d’autore, come l’Amara terra mia di Modugno, con la quale si apre il disco.
Una lunga carrellata di musiche tradizionali dell’Albania, del Kosovo, dell’Armenia, della Macedonia, della Svizzera e infine Arabo-Andale, virando poi attraverso alcune frequentazioni colte come il Jacques Brel di Je ne sais pa”, l’Alain Oulman di Meu Amor, il già citato Modugno e un brano della stessa Duni, come Let Us Dive In. Nove le lingue usate in dodici canzoni: albanese, tedesco, francese, inglese, italiano, portughese, armeno, yiddish e arabo.
Canzoni d’amore, di perdita e di partenza – si legge nella presentazione e davvero questo intimo album dell’artista di Tirana contiene tutto ciò.
Partir è stato registrato negli Studios La Buissonne nel sud della Francia nel luglio 2017 e prodotto da Manfred Eicher.
Un grandissimo disco: ascoltate Lamma Bada Yatathanna di Muhammad Abd al Rahim al Maslub, dove il solo duf accompagna la voce della Duni e ne resterete ammaliati per sempre.
Le foto a corredo dell’articolo sono di Clément Puig – ECM Records
per maggior informazioni:
https://www.ecmrecords.com/artists/1435047809/elina-duni
Lascia un commento