Riceviamo dalla Newsletter dell’Istituto De Martino e pubblichiamo
Enzo Del Re ci ha lasciati.
Lo ricordiamo attraverso le parole e i pensieri di Annamaria Rivera e vi
segnaliamo la sua performance al Concerto del Primo Maggio a Roma nel 2010:
“Il musicista Enzo Del Re è stato ritrovato morto il 7 giugno scorso nella
sua casa di Mola di Bari, dove viveva da solo. Per me è un dolore grande.
Non solo perché, uno dopo l’altro, se ne vanno compagne e compagni della
nostra generazione. Soprattutto perché lo ammiravo per la sua musica, per
la coerenza assoluta, per lo spirito anarchico e ribelle.
Ho un ricordo vivido della tournée pugliese, in uno dei primissimi anni
’70, nella quale lo coinvolgemmo, non so dire per quale campagna politica.
Una tournée punteggiata da ritardi e piccoli incidenti, provocati dalla sua
ostinazione “irriducibile”, come si dice, ma davvero: voleva rimanere
fedele al principio che si deve viaggiare solo con mezzi pubblici e
gratuiti. Così i suoi viaggi erano spezzettati e ritardati da controllo ri
severi che lo costringevano a scendere. E noi e il pubblico ad aspettare
ore ed ore che arrivasse…
Quando poi finalmente era arrivato, non se ne andava più. Continuava a
cantare e a battere sulla sedia anche dopo che le luci erano state spente e
il palco smontato. “Finché c’è anche una sola persona ad ascoltarmi,
diceva, io continuo a suonare”. Non si riusciva a persuaderlo che il
termine che ci era stato concesso dalla burocrazia era scaduto da tempo e
che noi, gli organizzatori, eravamo stremati.
Avevamo concordato di dargli per ogni concerto, come aveva chiesto, la
somma corrispondente alla paga sindacale minima di un metalmeccanico.
Spesso accadeva che la colletta ci fruttasse di meno, rare volte di più.
Quando una volta provammo a offrirgli tutto quel che avevamo raccolto, poco
più della somma pattuita, si offese: “Per chi mi prendete?, si mise a
gridare, Io non accetto una lira di più della paga sindacale!”.
Gianfranco, mio marito, ricorda che era solito dire che tutti sono in
grado di cantare, tranne i carabinieri. Un altro compagno, anche lui un ex
del Circolo Lenin di Puglia, racconta che il 1975 o il ’76 arrivò per un
concerto, non si sa con quale mezzo, a Villa Castelli, piccolo comune del
brindisino. Per il paese -dice- lui, la sua voce e la sua sedia furono un
grande evento. Un compagno gli offrì di dormire nel suo trullo in campagna,
un altro gli propose di condurlo in auto. Non ci fu verso di convincerlo. I
due disgraziati dovettero – l’uno a piedi, l’altro in auto, procedendo a
passo d’uomo – accompagnarlo per chilometri e chilometri di campagna buia,
imprecando a bassa voce.
E’ morto povero, al quanto sottovalutato, dimenticato da molti: certi miei
allievi di Mola di Bari ignoravano la sua esistenza finché io non gliela ho
raccontata.
Che lo accolga quell’altra dimensione, dove tutti sanno cantare, suonare,
ballare, perfino i carabinieri (quelli buoni, ammesso che ce ne siano);
dove non esiste la moneta né il potere e l’ingiustizia; dove c’è posto e
pace, cibo e felicità per tutti i viventi.
E anche mezzi di trasporto pubblici e gratuiti per tutti (ma forse non ce
ne è bisogno: in quella dimensione senza tempo non c’è neppure lo spazio)”.
Annamaria Rivera
Istituto Ernesto de Martino
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