LUDOS LDL 11126,1999 – ITALIA/WORLD MUSIC
Album senza dubbio difficile, questo dei Dissòi Lògoi, invero spiazzante nella sua varietà, che da un lato lascia perplessi, dall’altro affascina, soprattutto l’ascoltatore più disposto alle avventure musicali. Prendiamo ad esempio il primo brano, quello che dà il titolo al lavoro del gruppo: inizia con delle sonorità veramente hard rock, stile anni ’70, per poi aprirsi in uno squarcio intensamente melodico, che rifluisce infine sul motivo iniziale, con una costruzione complessiva che mi ricorda molto i King Crimson. Completamente diverso il secondo pezzo, “DHX 119 b”, dall’atmosfera orientaleggiante, ulteriormente sottolineata dal salmodiare di un monaco tibetano. Andamento sognante e rilassato nella lunga “La luna e Venere”, un brano decisamente notturno, soprattutto nella parte iniziale, mentre nel suo sviluppo successivo vira verso sonorità jazzistiche con un ottimo lavoro di pianoforte e oboe. Fra gli altri brani possiamo ricordare l’ossessiva “Tagete2, che nella parte più “tradizionale” si avvale dell’apporto di Ettore Castagna dei Re Niliu alla lira calabra, “5 Black notes and 1 white note”, che mescola, per così dire, sacro e profano ovverosia Offenbach e Robert Wyatt, in cui registriamo la presenza di Gabriele Coltri dei Calicanto al biniou kozh, la lirica “Absimi” (“Sorridi”), con uno splendido testo di Ilia Abou Madhi, l’ipnotica “Notturno”, che chiude l’album.
Nel complesso il giudizio è che si tratta di un lavoro che si colloca su un versante decisamente sperimentale e che come tale può piacere oppure no: nel suo genere si tratta sicuramente di un prodotto interessante, ma che, come spesso succede in questi casi, non sfugge, sia nei testi sia nella musica, a un eccesso di intellettualismo.
Paolo Zara
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