Terzo appuntamento dei quindicesimi “Faber & Gaber Days”, rassegna friulana sulla canzone d’autore, e per la terza volta due le proposte, delle quali una locale. Abbiamo così ascoltato il cantautore romano, ma ora residente in Belgio, Giacomo Lariccia e la cantautrice goriziana Paola Rossato.
Apertura con la Rossato e subito si rimane colpiti dal fascino della sua voce, bassa ed espressiva: subito dopo l’attenzione va a quello che canta e alla linea melodica che “porta” il testo all’ascoltatore. Non c’è sbavatura, né un succedersi di alti e bassi compositivi e viene da chiedersi come mai non abbia ancora trovato un agente capace di lanciarla in ambito nazionale, una domanda che sorge spontanea nel post-Sanremo 2016. Aggravante di questa riflessione è che la Rossato ha fatto man bassa di premi e piazzamenti in concorsi nazionali sulla canzone d’autore come il “Poggio Bustone”, “Bianca d’Aponte”, “Oltremusica”, “Lunezia”, “Contursi”, “Donida” e si potrebbe proseguire: mah!. A rendere ancora più accattivante la scaletta di “canzoni premiate” presentata c’è il pregevole accompagnamento alla chitarra acustica, e talvolta anche allla seconda voce, di Sergio Giangaspero, fine tessitore di trame solistiche che esaltano l’essenza dei brani della Rossato, che si accompagna anche alla chitarra. Temi personali i suoi, ma spesso il “taglio” è assolutamente originale.
Ma il bellissimo set deve lasciare il passo all’arrivo di Giacomo Lariccia, venuto da Bruxelles appositamente ed esclusivamente per il concerto friulano, il suo terzo concerto in Friuli in quattro anni. L’approccio è più spettacolare, sia per la personalità gioiosa ed aggressiva dell’artista, che per gli effetti sonori e i loops della pedaliera, che per il contenuto originale dei brani proposti e presenti in gran parte sul suo secondo cd cantautorale “Sempre avanti”. Riflessioni che partono come battute di spirito (“Il primo capello Bianco”, “Piuttosto”, “Scendo pedalando”, ecc…), ma che vogliono solo dare un tocco di leggerezza alle grandi problematiche esistenziali come l’emigrazione, la cultura sempre più banalizzata, la dura vita dell’emigrante, il rifiuto della guerra, la fuga dei cervelli, temi che, comunque, vedono luce in fondo al tunnel e questa luce sta nello spirito di iniziativa e d’adattamento e nell’ottimismo italiano che “sa” vivere in mezzo ai problemi.
La canzone d’autore è ancora viva, vivissima… chissà se lo sapranno mai sulla Riviera dei fiori!
Marco Miconi