di Andrea Del Favero
A tre anni di distanza da 50:50@50, il disco che celebrava il mezzo secolo di carriera di questa grande formazione albionica e a due dall’ennesimo live, What We Did On Our Saturday, abbiamo fra le mani questo freschissimo Shuffle And Go, ventinovesimo disco della loro infinita carriera ricca di gemme inimitabili, uscito alla fine di febbraio.
Del leggendario gruppo che esordì nel 1967 da anni è rimasto Simon Nicol, che fu il responsabile principale della reunion avvenuta nel 1985 dopo la separazione del 1979, insieme all’altro membro di lungo corso Dave Pegg.
Un formazione, quella attuale, che vede all’opera oltre all’opera Simon Nicol alla chitarra e alla voce e al mitico Dave Peggy Pegg al basso elettrico e al mandolino, il violinista, mandolinista e cantante Chris Leslie (nel gruppo dal 1996, autore di una svolta notevole in qualità di autore), l’altro violinista Ric Sanders (con loro dal 1985, ma qualcuno lo ricorderà giovanissimo con i Soft Machine) e dal batterista ex Jethro Tull, Cat Stevens e Pentangle, Gerry Conway (dietro i tamburi dal 1998, anno dell’abbandono di Dave Mattacks).
Un sorta di rifondazione in vista degli anni Duemila, che portò a una serie di dischi di buon livello, con alcune punte di assoluta eccellenza (Over the next Hill su tutti).
Questo Shuffle And Go è davvero un lavoro molto bello, straordinariamente ben suonato (avevate dubbi?), ma soprattuto molto piacevole, fin dal primo ascolto.
Si parte con una Don’t Reveal My Name, scritta da Leslie, una ballata con una spolverata leggera di blues, ed è il primo dei cinque brani cantati dal nostro Chris. Gli altri pezzi che lo vedono all’opera in questa veste sono la luccicante Good Time For A Fiddle And Bow/The Christmas Eve Reel, con i due violini a rincorrersi in modo delizioso, la bella canzone che da il titolo all’album, tra folk, rock’n’roll e un po’ di cajun, The Year Of Fifty-Nine, nella quale Leslie azzecca una melodia memorabile e ancora una elegiaca Moondust And Solitude, che parla di Michael Collins, ma quello americano, l’unico dei tre dell’equipaggio dell’Apollo 11 a non aver toccato il suolo lunare.
Simon Nicol canta invece da par suo Cider Rain, un classico folk-rock di James Wood, che vede Leslie alle prese con l’arpa, al quale seguono due composizioni di Rob Beattie, una A Thousand Bars, dal motivo toccante e con un coro come ai vecchi tempi e Moses Waits, lenta e pacata (e qui Simon può lasciar andare tutta la parte piaciona della sua bella voce profonda). Non male per uno che, quando Richard Thompson se ne andòì dal gruppo, alla domanda Ma chi canta da primo adesso? rispose Beh… se non c’è nessuno proverò a farlo io…
Spazio ancora per The Byfield Steeplechase, anche questo questo un classico folk-rock del vecchio amico PJ Wright, la sorprendente Jolly Springtime di James Taylor con le tre voci di Simon, Chris e Peggy a far a gara.
Dave Pegg è assoluto protagonista vocale (e sappiamo quanto sia bella e sostanziosa la sua voce, senza la quale i cori del gruppo non starebbero in piedi) in Linseed Memories (ancora di Wood) nel quali il tutti si esibiscono all’ukulele. Gli strumentali sono infine lasciati alla penna di Ric Sanders: la bella giga Steampunkery e il dolce tema Precious Time.
Può suonare talvolta un po’ folk-pop, ma perché trovargli difetti?
Signori, si tratta davvero di un gran bel disco per questi eterni giovanotti del folk-rock inglese, uno dei migliori cinque probabilmente dai tempi di Angel Delight.
Molto bella la confezione in digipack, anche se stavolta non sono presenti i testi, che possono essere però scaricati dal loro sito.
Un piacere per le orecchie e il cuore, long live Fairport Convention.
Artista | Fairport Convention |
Titolo | Shuffle & Go |
Label | ℗© 2020 Matty Groves |
Supporto | MGCD056 |
Anno | 2020 |
Sito |
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