Nel ‘98 hanno festeggiato quarant’anni di kan ha diskan, ma i tre fratelli Morvan – che come i moschettieri di Dumas, erano quattro, fino alla scomparsa del primogenito François – cantano da quando erano bambini. Nati e cresciuti in ambito contadino nel cuore del “pays fañch” in centro Bretagna, i tre Morvan sono in un certo senso l’equivalente maschile delle più note sorelle Goadec. Di madrelingua bretone, viaggiano attorno ai 70 anni e possono a giusto titolo essere considerati, con le Goadec e pochi altri, i rari continuatori della tradizione cantata che ha rischiato di essere totalmente spazzata via verso la metà del secolo.
Apprezzati per lo stile personale e per l’originalità del repertorio, i Morvan non hanno all’attivo una lunga discografia. Al contrario, “Fest-noz a Botcôl” (dal nome della località in cui vivono da sempre) è il loro primo CD (a parte la ristampa relativamente recente di un loro LP del ‘74, con la formazione a quattro). Inciso dal vivo in diverse serate, questo nuovo CD documenta il repertorio a ballo e da ascolto del trio, strettamente circoscritto al loro “terroir” d’origine (plinn, fisel, kost ar c’hoat, scottish, pach pi, polka plinn, gwerz). Nonostante l’età e la dizione non sempre limpida, anche un ascoltatore digiuno di queste musiche resta impressionato dalla precisione del ritmo e dall’intensità della voce, in particolare dalla tenuta di Henri (il “kaner” che guida le danze). E il pubblico, anche il più giovane, oggi accoglie regolarmente con un’ovazione i tre ogni volta che si piazzano al microfono.
“Fest-noz a Botcôl” giunge quindi molto probabilmente a sigillo e definitiva consacrazione di questi contadini piuttosto originali: scapoli recidivi, non hanno mai cantato fuori di Bretagna (Rennes la loro tappa più lontana), la sera dopo il fest-noz hanno sempre preteso di dormire a casa, hanno il telefono solo da quattro anni, non hanno mai imposto un compenso per le loro serate. A chi con insistenza li invita un po’ “fuori zona” (per esempio a Parigi) rispondono: “Volete sentirci? Venite in Bretagna”.
Questo CD permette a eventuali “fan” italiani di risparmiarsi il lungo viaggio. Ai semplici curiosi un’avvertenza: si tratta di kan ha diskan “duro e puro”, consigliato a veri cultori del genere.
Luca Pedrone
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