AL SUR, ALCD 173 1997 – DOCUMENTI ORIGINALI DELLA TRADIZIONE MUSICALE DEL GARGANO
La chitarra battente è uno strumento esclusivamente italiano, presente nelle sole aree del Gargano, della Calabria Settentrionale e del Salernitano, seppure in via di scomparsa. Questo disco documenta il repertorio musicale raccolto nell’arco di trent’anni presso i suonatori attivi dei comuni garganici (Cagnano Marano, Carpino, Ischitella, Monte S. Angelo e S. Giovanni Rotondo), ed è curato da Salvatore Villani. Questo studioso (una sua intervista è pubblicata su FB 4/99, cui rimandiamo per maggiori dettagli sull’argomento) si è instancabilmente dedicato alla musica del Gargano fin dal 1983, facendone anche oggetto della propria tesi al DAMS di Bologna (con l’aiuto dell’intramontabile Roberto Leydi). Forte di questo consistente lavoro, Salvatore Villani sta anche curando una serie di dischi e di libri nell’ambito del “Centro Studi sul Gargano”. Il disco che qui descriviamo è stato pubblicato invece dalla casa francese Al Sur, ma con notevole ritardo dal momento della sua effettiva realizzazione.
La chitarra battente, che è presente in differenti tipologie organologiche ed ha una specifica accordatura, viene suonata colpendo più corde con le dita della mano destra, e meno frequentemente viene pizzicata. Tradizionalmente impiegata per accompagnare il canto o la danza, può essere suonata da sola o assieme a chitarra normale, tamburello, castagnette, tamburo a frizione, organetto, mandolino.
La raccolta comprende 28 brani, che vi accompagneranno all’interno di un repertorio che, se pur abbastanza riconoscibile ed unitario, si articola tuttavia in differenti forme e stilemi. E alla fine vi farà capire ed apprezzare meglio la struttura della serenata (nelle sue parti di canto “a strofette” e “a distesa”), nondimeno delle tarantelle, presenti in una decina di forme in tonalità maggiore e minore. Alcune di queste, più veloci e terzinate, ricordano le “pizziche” della non lontana area salentina anche per la linea melodica del canto. Altre sono più lente, ma proprio nella loro lentezza hanno una particolare forza, quasi ipnotica, che avviluppa l’ascoltatore in una tenace morsa ritmica.
Il libretto contiene, in tre lingue, in modo conciso ma efficace, le informazioni di base riguardanti le tipologie dello strumento, gli interpreti, i luoghi e gli autori delle registrazioni, i sistemi melodici ed armonici dei brani, la bibliografia e la discografia pertinente. Per le molte ma semplici note informative il disco può rappresentare una buona occasione di approccio musicologico per i non esperti, su un repertorio che comunque è gradevole anche sul piano meramente uditivo. I testi non sono riportati, ma sono reperibili nelle pubblicazioni di Salvatore Villani. Per i più meticolosi cultori diremo che una stretta minoranza di brani è stata leggermente accelerata nel rimissaggio del disco.
Al di là dell’indiscutibile interesse etnomusicologico, questa raccolta ci introduce in un mondo che sta scomparendo, per molti di noi inimmaginabile, di gente che cantava o faceva cantare le proprie emozioni per la strada, sotto la finestra della donna amata (Stèlla lucenti piéni di billizzi…, Vidi chi bèlla lunë chi bèlli stelli…, Dë primm’ammorë të venghë a salutarë…), così come le proprie incazzature nere (Brutta puttana che më la promittistë…), il desiderio di riconciliazione (Cara Ninnèlla mijë facimmi paci…) e le propie indecisioni (Je non të vogghjë chiù cà si tanta bruttë…).
Mario Gennari-Stefania Brocca
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