di Alessandro Nobis
Alla fine Spilimbergo si attraversa a piedi in pochi minuti; si entra dall’antica porta della Torre Occidentale in via Roma, si visitano un paio di piccole chiese di origine medioevale, si attraversa quindi Piazza Garibaldi e si esce dalla Torre Orientale oltre la quale ci sono la splendida Piazza Duomo e più avanti il Castello. Questo piccolo centro del Friuli Occidentale però oltre alla bellezza e agli scorci che offre il suo centro storico, ospita l’Associazione Culturale Folkgiornale che da oltre trent’anni organizza FOLKEST, probabilmente uno dei più longevi festival europei legati alla musica popolare. Resistere tutto questo tempo non deve essere stato facile, in passato la direzione artistica godeva di finanziamenti e sponsorizzazioni oggi impensabili, e pertanto vanno fatte le lodi ad Andrea Del Favero e Gianni Martin per la passione e competenza che mettono per ottimizzare il budget portando FOLKEST non solo a Spilimbergo e in buona parte del Friuli, ma anche nelle vicine Croazia e Slovenia. Oltretutto cercano intelligentemente di coinvolgere per quanto possibile persone e associazioni locali all’organizzazione e realizzazione del Festival, anche se, va detto, domenica 10 parecchi negozi della via principale erano chiusi per turno, invece di essere aperti vista l’affluenza del pubblico…
Dunque dal 22 giugno al 27 luglio si parla di tradizione a nord est declinata in molte delle sue sfaccettature: nomi noti e altri molto meno noti, i vincitori del complesso concorso SUONARE@FOLKEST che impegna gli organizzatori sin dall’inverno precedente, iniziative a latere comunque legate al mondo della cultura tradizionale. Ho trascorso tre giornate a Spilimbergo, tra visite mattutine alla bella esposizione fotografica di Letizia Battaglia al Castello, alla struggente mostra Palmira ad Aquileia e ancora alla città fortificata dai veneziani di Palmanova, tutte località facilmente raggiungibili dalla sede principale di FOLKEST. Naturalmente il piatto forte è stata la musica, e in questi tre giorni (FOLKEST IN FESTA A SPILIMBERGO) ce n’è stata tanta e di qualità, con gruppi stranieri e italiani che si sono esibiti nelle tre piazze del centro storico: Piazza Garibaldi, Piazza Duomo e in quella più piccola nei pressi della Torre Orientale.
Vista la concomitanza di alcuni eventi, posso raccontarvi innanzitutto della produzione esclusiva presentata sul palco di Piazza Duomo, realizzata dalla scuola di musica Gottardo Tomat e dedicata alla rilettura di uno degli album più significati della canzone d’autore americana, ovvero Tapestry di Carole King: la Tomat Band, formata da docenti e allievi si è dimostrata ampiamente all’altezza della situazione sia per la preparazione dei musicisti che per l’approccio al repertorio, e il risultato è piaciuto al pubblico che agli addetti ai lavori presenti. Sul palco della Torre Orientale ho assistito all’esibizione di Swingari, sempre travolgenti nella loro proposta di musica klezmer condita di swing; una solida ritmica e il clarinetto di Vincenzo Panebianco in grande spolvero. Per la serata di domenica era difficile fare una scelta per i concerti serali, c’era da scegliere tra lo straordinario quintetto irlandese dei Cuig e il concerto di Jenny Sorrenti con i Saint Just. Alle 18:30 ho pertanto deciso di assistere all’esibizione – anteprima del gruppo Overfolk con le loro danze popolari che hanno visto anche sempre gradita partecipazione del pubblico; è stata anche l’occasione di presentare il festival da loro organizzato nella Valtramontina (FESTinVAL, ai primi di agosto www.protramontidisotto.it). Alle 21:15 sul palco sono saliti gli irlandesi Cuig, senz’altro la miglior giovane band di musica tradizionale proveniente dall’Irlanda, una preparazione di primo livello, arrangiamenti efficaci che hanno estasiato il pubblico in tutti i loro concerti italiani e che due anni fa ebbi la fortuna di conoscere al William Kennedy Piping Festival di Armagh, in Irlanda del Nord.
Ma vengo al concerto serale dei Saint Just e Jenny Sorrenti in Piazza Duomo, una vera sorpresa per me: musica progressive di gran livello, la voce di Jenny Sorrenti ancora calda e splendida. La cantante napoletana ha scelto dei musicisti di primo livello, ed il repertorio è stato una cavalcata tra i brani più significativi dei Saint Just – da riascoltare i loro due album usciti nei primi anni settanta – vicino ad altri come Vorrei incontrarti di Alan Sorrenti (tratto da Aria) e lo splendido inserto di A great gig in the sky di floydiana memoria, eseguito alla perfezione da Jenny Sorrenti. Presto inciderà un lavoro con il fratello, aspettiamoci cose grandi… , le loro voci ci sono mancate per troppo tempo.
Lunedì sera ho concluso la mia permanenza in quel di Spilimbergo con l’atteso concerto dei Fairport Convention (insigniti del Premio Folkest alla carriera, con un prezioso gioiello opera dell’orafo spilimberghese Leo Zanin) ancora in piazza Duomo con la loro più recente e consilidato line-up (Gerry Conway, Chris Leslie, Dave Pegg, Simon Nicol e Ric Sanders), e visto che quest’anno è il cinquantesimo anniversario della pubblicazione del loro primo album, il repertorio non poteva non comprendere alcuni dei capolavori incisi in quei magnifici anni.
Tre su tutti: Who knows where the time goes di Sandy Denny, il sempiterno tredizionale Matty Groves e Meet on the ledge scritta da un ancora imberbe Richard Thompson. Che dire dei Fairport, inventori del folk elettrico in terra d’Albione? Sono sempre loro per fortuna, gli anni passano, ma la verve, la professionalità e le emozioni che sanno regalare sono di un altro livello; fanno sempre le stesse canzoni qualcuno dice, e meno male, dico io, che tengono vivo il ricordo degli autori che le hanno scritte e del patrimonio tradizionale inglese (vedi il siparietto di Chris Leslie in occasione di un breve distacco della corrente durante il quale si è esibito al violino in un paio di danze Morris dei Cotswolds).
Dopo gli ultimi due appuntameni spilimberghesi con Ray Wilson dei Genesis e dei Folkstone, FOLKEST in sposta a Capodistria con i concerti di Teresa De Sio e di Ron, prima di chiudere con Abdullah Ibrahim & Ekaya a villa Manin di Codroipo.
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