di Gianni Giusti
C’era nell’aria il dubbio, fortemente motivato, che il gruppo di lavoro dell’Associazione Culturale Folkgiornale non ce l’avrebbe fatta quest’anno a mantenere lo stesso livello organizzativo degli anni scorsi, viste tutte le difficoltà aggiunte in ciascuna serata (distanziamento, misurazione della febbre, prenotazioni, censimento degli spettatori,ecc…).
Invece, come dichiara il Direttore Artistico, Andrea Del Favero, è stata una grande fatica, ma abbiamo messo agli annali una grande edizione del festival! Centrata sulle produzioni italiane, dimostrando una volta di più l’alta qualità degli artisti di casa nostra. Riempiendo, per quanto concesso, ogni spazio possibile con un caleidoscopio di musiche di ogni genere.
Un gruppo di lavoro fortemente motivato, coordinato da Gianni Martin e formato da Irene Maiolin, Anna Romanin, Matteo Coda, Leonardo Brotto, Piero Cremaschi, Enrico Del Favero e Francesco Giacomello. Sono stati così portati a termine oltre cinquanta appuntamenti tra concerti dal vivo e online, inclusa la seconda edizione di Parole e musica tra libri e letture sceniche, i concorsi e le premiazioni con il Premio alla Carriera a Teresa De Sio e il Premio Alberto Cesa, vinto da Musica Spiccia, sul quale riferisce a parte il nostro Felice Colussi.
Ma Folkest è anche online con Folkest Suona: concerti registrati durante il mese di luglio che saranno a breve pubblicati sui canali social e stanno andando in onda su Udinese Tv. Un’altra sezione virtuale su YouTube contiene videomessaggi e piccole interviste da parte dei musicisti realizzati durante la quarantena per Folkest Online – Sounds over distances, un bellissimo archivio di ricordi sul festival e sui territori della regione Friuli Venezia Giulia e dell’Istria visti da coloro che negli anni sono stati presenti in regione. Artisti noti e meno noti, da tutto il mondo, si sono spesi a raccontare le loro esperienze a Folkest, spesso divertenti, talvolta buffe, forse inusuali, mai banali. Ricordi di momenti di grande musica che tutti loro hanno regalato nel corso dei quarant’anni di scorribande sonore.
Con Folkest suona i più interessanti musicisti acustici del regionali e non solo si sono esibiti nel mese di luglio in alcune delle più affascinanti ambientazioni, da Polcenigo a Pulfero, da Tramonti a Duino, da Prato Carnico a Gorizia e ad Auronzo. Abbiamo cercato di dare il più possibile una risposta lavorativa dilatata lungo tutto il periodo estivo ai nostri musicisti – ha spiegato nel corso della conferenza stampa di presentazione ancora Andrea Del Favero – ovviamente nei limiti delle possibilità economiche del nostro festival, perché crediamo sia un importante segnale di speranza, fiducia e motivazione.
Una serie di cartoline, video e sonore, da tutti i paesi solitamente toccati dalla nostra carovana estiva, sul tipo di quelle cartoline anni Quaranta e Cinquanta, spesso opera di significativi fotografi dell’opera (Brisighelli su tutti), con tipiche ambientazioni dell’epoca e con quella leggera patina di kitsch che le hanno rese negli anni significativi oggetti da collezione, come ci ha insegnato il grande maestro Gillo Dorfles, che proprio a Spilimbergo ebbe grandi estimatori e collaboratori. Con un’altrettanto significativa presenza di artisti come: La sedon Salvadie, Daniele D’Agaro e Dixieland Stumblers, Grop Tradizionâl Furlan, Serena Finatti e Andrea Varnier, Na Fuoia, Villan Dorme, Green Waves Trio, Davide De Lucia e Nevio Zaninotto, la Filarmonica L. Mattiussi di Artegna, i Bluegrass Musis, Lune Troublante, Lino Straulino, 3Cool Cat, Al Tej, Alvise Nodale, Riccardo Pes e Andrea Boscutti, Matteo Sgobino e Nicoletta Oscuro, Del Favero e Straulino, Franco Giordani Quartet, Libers Sunadôrs di Ruvigne, Alberto Grollo. Un significativo spaccato di un mondo acustico incastonato in luoghi dal grande impatto scenografico. Ho potuto personalmente prender visione di tutti i filmati in anterima e vi posso garantire che il risultato è davvero degno di nota: ancora una grande idea da parte di Folkest, una fuga in avanti che potrà riservarci gran belle sorprese per il futuro.
Il Cadore, con le suddivisioni territoriali, le tradizioni culturali, la lingua, le Regole e la Magnifica Comunità, sono un territorio che si presta naturalmente a un progetto culturale e turistico come quello di Folkest. In attesa di eventi futuri di maggior peso mediatico a Misurina, come si vocifera nei corridoi di Folkest e del Comune di Auronzo, le serate sono state dedicate al progetto progetto Dalle Alpi alle Pampas con i due spettacoli Il viaggio di Miguel e il Quinteto Porteño, a causa del maltempo traferiti al Kursaal con una ridotta presenza di pubblico, mentre l’8 agosto ha visto una presenza al massimo della capienza consentita in piazza Santa Giustina con l’arrembante sound manouche dei Lune Troublante, costruito intorno a Matteo Sgobino e i Green Waves potenzialmente di gran classe (Pucci, Pellegrini, Marcolina, D’Osualdo e Budai non si discutono singolarmente), dalle belle sonorità oggi un po’ appannate.
Molti sono stati i grandi artisti che si sono esibiti nel capoluogo istriano grazie all’AIAS e a Folkest: da Joan Baez ad Angelo Branduardi, Joe Cocker, Goran Bregovic, Ron, Roberto Vecchioni, PFM, Shel Shapiro e moltissimi altri, facendo diventare gli eventi capodistriani una delle piazze principali del festival. Quest’anno prima serata dedicata alle vecchie glorie loccali le C@tene2.0 e Perpetuum Mobile, che ci siamo persi, ma hanno soddisfatto che li ricordava come i Beatles de Piran, mentre il 23 agosto I Nomadi, pur con capienza ridatta, sotto la vecchia Taverna, già magazzino del sale sotto la Serenissima)hanno offerto davvero una bella serata. Voglia di far musica, di farla bene, nei limiti dell’attuale formazione del gruppo, ma, dobbiamo dire, con un cantante finalmente ben integrato nei meccanismi generali, anche se, per gusto personale, Danilo Sacco aveva ben altro spessore. Alla fine baci e ricordi per chi non è più in viaggio con loro, dimenticando clamorosamente Paolo Lancellotti e Chris Dennis, Maurizio Bettelli e Danilo Sacco… sia ben chairo… Carletti è padrone di far ciò che vuole, ma queste piccole meschinerie sminuiscono quella magia che questo gruppo ha sempre saputo portarsi dietro sulle piazze di tutt’Italia.
Udine ha sempre rappresentato uno dei fulcri dell’attività di Folkest. Due gli spettacoli proposti in differenti spazi cittadini: il primo dedicato alla storia del lavoro friulano sulla Transiberiana, Irkutzk, Stazione di Irkutzk, scritto da Angelo Floramo e Alberto Vidon e portato in scena da quest’ultimo insieme con il gruppo musicale Carantan.Una grande idea, forse ancora un po’ da registrare, ma deciamente da rivedere in futuro.
La seconda invece poneva l’accento su un artista friulano di grande spessore, un poliedrico personaggio che nella prima metà del Novecento ha segnato la vita culturale del Friuli con la sua presenza, Giovanni Battista (Tita) Marzuttini, a cavallo tra il mondo classico e popolare, con Lino Straulino e La sedon salvadie e il gruppo Kujacustic. Noi abbiamo visto la replica di Cussignacco alle porte di Udine e dobbiamo dire che lo spaccato musicale che ne esce è estremamente affascinante. Nelle intenzioni dovrebbe diventare un progetto discografico… speriamo al più presto!
Imperdibile l’appuntamento al teatro Miotto l’1 settembre, con la Tomat Band, intelligente creazione della scuola di musica dell’Associazione Gottardo Tomat di Spilimbergo, che ha prodotto con Folkest ben tre eventi speciali negli ultimi anni. Questo, dedicato alla musica di Sting, in una rilettura da parte di un manipolo di splendidi musicisti, è stato riproposto per poter essere ripreso da un’eccellente troupe televisiva sotto la regia di Claudia Brugnetta (Paolo Conte, Magazzino 18 con Cristicchi, Neri Marcorè e tante altre meraviglie al suo attivo). Spettacolo scintillante, superbamente condotto sul palco, con un grandissimo apparato scenico. Davvero non vediamo l’ora di potercelo godere in video.
Dalla metà di settembre è poi iniziata la grande cavalcata di Folkest nelle quattro province della regione Friuli Venezia Giulia. Spesso si svolgevano spettacoli in luoghi anche parecchio distanti tra di loro; necessariamente ho dovuto fare una scelta, seppur a malincuore, e quindi qualcosa mi sono perso.
Prima serata, un concerto con cena all’Antica Taverna di palazzo D’Attimis a Maniago: un’idea nuova per questo festival, in un luogo di grande fascino e grande prestigio, dove si potrà prima cenare e poi partecipare a un autentico evento musicale, abbinando un’eccellenza della musica folk con le grandi eccellenze gastronomiche che il Friuli sa offrire. Morrigan’s Wake in grande spolvero, grande musica e gran bel posto, una scoperta!
Venerdì 18 inizia la mia cavalcata all’inseguimento degli spettacoli del festival. Qui, con vero piacere, sulla piazza davanti al Municipio ad Aurisina, ho rivisto dopo qualche anno i Baraban, in versione quartetto: che dire? Dei capiscuola, un piacere per le orecchie e il cuore. Grandi.
Il giorno dopo rimango al centro del Friuli, opto per gli Hotel Rif a Flaibano, che non cosnosco; bella miscela di mediterraneo e balcnico, con varie spezie di Medioriente. Piacevoli e ben calibrati. Alla domenica non si può sbagliare, la destinazione obbligatoria è Sauris, con le sue specialità gastronomiche e la sua birra artigianale (no, non mi hanno pagato in natura, linguacce che non siete altro!!!). Tocodebanda, ossia Tombesi, Tombesi e Corradi: un modo migliore per terminare la giornata non potevamo trovare!
Martedì 22 ci sono gli Acamar a Polcenigo, ma a San Giorgio di Nogaro c’è un doppio spettacolo coi fiocchi. Trasferiti per maltempo nella bella sala parrocchiale di Rauscedo, ci godiamo uno scintillante e divertente Marco Sforza e un superbo trio condotto da Daniele D’Agaro con i suoi Dixieland Stumblers. New Orleans, dixie, grandissima tecnica e divertimento, D’Agaro è superbo al clarinetto, Biason una scheggia sul banjo e Marzio Tomada un contrabbassista con un gran presente e un futuro ancora migliore. Che concerto, ragazzi, ce l’ho ancora nelle orecchie…
Tralascio Giuntini e Trotta a Fiumicello e mi reco a Basaldella di Campoformido (il paese dove Napoleone, o forse i suoi generali per lui, firmò il trattato con l’Austria) splendida esibizione dei Kujacoustic, che avevamo ammirato già nella produzione speciale dedicata a Marzuttini. Grande tenuta musicale, tecnica alle stelle e tanto buon gusto per Massimo Gatti al mandolino, Michele Pucci alla chitarra e Alessandro Turchet al contrabbasso.
Prato Carnico ha accolto un pubblico molto numeroso con una tipica perturbazione atmosferica carnica, quindi tutti dentro all’auditorium comunale; io per riascoltarmi i Green Waves che non mi avevano convinto del tutto ad Auronzo.
Atmosfera perfetta, sonorità perfette e un gruppo che finalmente ha saputo dare il meglio di sé. Grande concerto, bis e davvero tutti molto, molto soddisfatti. Il giorno dopo trasferta a Gorizia, so che mi perdo gli ottimi Na Fuoia a Chiaulis di Verzegnis, ma al Teatro Verdi c’è Confessioni di un Musicante, spettacolare produzione messa in piedi da Silvio Trotta, con Giuntini, Di Fiore e molti altri eccellenti musicisti. Una piacevolezza, da riascoltare. Con ancora i begli arrangiamenti delle canzoni di Branduardi e conoscendo già bene La quadrilla (a Romans), m’inerpico di nuovo tra i monti, sotto la catena dei Musi, a Pradielis di Lusevera. Un piccolo auditorium che sembra una bomboniera, allestimento curatissimo e ottima organizzazione: ai Rolling Around spettava solo il compito di farci ascoltare della buona musica irlandese. Fatto, con passione, dedizione e qualità:bravi! Ben tre i bis richiesti dal pubblico.
E parlando dei monti Musi, mi stuzzicava l’idea di un gruppo di bluegrass, tutto familiare, condotto da Massimo Gatti, che proprio da quei monti ha preso il nome: Bluegrass Musis, che ha portato sul palco il più giovane musicista delf estival. Ottima apertura per una delle band storiche che hanno fatto grande quest’edizione di Folkest, La sedon salvadie. Purtroppo in trio, perché Dario Marusic è rimasto bloccato a Pola per i problemi sanitari di confine; Del Favero, Straulino e il giovane talento Luca Boschetti hanno sciorinato cinquanta minuti di grande musica, spaziando nel loro vastissimo repertorio e incantando il pubblico presente…
Martedì 29, neanche dirlo, mi perdo l’Ensemble du Sud a Cassacco per godermi Alberto Grollo e Federica Capra, annunciati in quartetto, ma il concerto viene inopinatamente rinviato… Nulla di fatto e passo direttamente a Piano d’Arta, mi stuzzicano i Villandorme di Lino Straulino e Alvise Nodale, per la prima volta con la nuova cantante Veronica Urban. Davvero uno spettacolo di classe, così come la successiva performance di Alessandro D’Alessandro che si conferma artista di grandissimo livello.
Mi fermo qui per il momento… alla seconda puntata parleremo di Folkest a Spilimbergo, che ha presentato una serie di novità interessanti, oltre a quanto già riferitovi da Felice Colussi sul Premio Alberto Cesa.
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