di Felice Colussi
Francesca Incudine è una giovane cantautrice siciliana che è già messa in evidenza come una delle nuove realtà della world music in Italia. Ottima, ad esempio la sensazione che suscitò cinque anni fa orsono al Premio Andrea Parodi, dove vinse il premio della critica, il premio per il miglior testo, il premio per la migliore musica e il premio dei bambini.
Proprio un omaggio ad Andrea, la versione di Frore in su Nie è una delle chicche di questo disco, che è il secondo della sua carriera.
Un disco intitolato Tarakè, che è una parola che deriva dal greco e significa scompiglio, turbamento, ma che si trasforma quando incontra il suffisso akos (rimedio), diventando tarassaco, un fiore conosciuto anche come soffione, che pare esaudisca i desideri quando i suoi semi si disperdono nel vento.
Così, come quei piccolo semi, sono venute fuori – racconta Francesca Incudine – le canzoni di questo disco. Undici piccole guerriere che raccontano di coraggio e di come le cose cambiano solo se veramente vogliamo che cambino. Undici quadri sonori per restituire un po’ di ciò che ero e di ciò che voglio essere, rispondendo ancora una volta ad una promessa fatta a me stessa: quella di essere autentica.
Francesca Incudine racconta storie ed emozioni, in massima parte in siciliano: ecco le operaie della Triangle Waist Company di New York nella fabbrica avvolta dalle fiamme; ecco i dubbi di Colombo e Gutierrez che si interrogano sulle ragioni del viaggio; ecco il dramma dell’immigrazione e il coraggio dell’umanità; ecco la voglia di cambiamento e la forza dell’amore quando è appartenenza e non possesso; ecco la capacità di trasformare le “cadute” in danza; ecco, infine, il tempo che passa vissuto con la leggerezza dell’infanzia. La Incudine cita Pessoa e viaggia attraverso vividi quadri di vita quotidiana intense riflessioni su fatti avvenuti in tempi lontani, con l’occhio di una giovane donna inquieta, che s’interroga sule mondo, sulla vita, sull’amore, non giunge a conclusioni, conserva i suoi dubbi.
Bella l’immagine ad acquerello di copertina, opera di Stefania Bruno, che introduce un album piacevolmente cangiante, denso di riflessioni intense, emozionante, molto ben suonato da un gruppo formato da Carmelo Colajanni, Manfredi Tumminello, Raffaele Pullara, Salvo Compagno, Giorgio Rizzo, Valentina Tumminello, oltre alla stessa Francesca.
Gran bella produzione per l’artista ennese, un disco da ascoltare con attenzione.
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