A questo punto della sua carriera – nel 1990 esordisce con l’ottimo “Stranalandia” – Franco Morone si ferma un attimo e volge il suo sguardo all’indietro, quasi per fare un bilancio di questi ventidue anni trascorsi in compagnia della sua chitarra. Riascolta le vecchie incisioni, i missaggi, gli arrangiamenti, ne sceglie una quindicina e decide di risuonarli, per dirla alla Jannacci “per vedere l’effetto che fa”. Va a pescare nel suo “vecchio” repertorio, dal già citato “Stranalandia”, da “Guitarea” del ’94, “Melodies of memories” del ’98 e da “Running Home” del 2001, in pratica i suoi primi quattro album di composizioni originali, tra i quali – nel 2007 -si inserisce lo splendido “Irish Tunes” dedicato come si può ben capire al mondo della tradizione celtica, alla quale Morone ha numerose volte dimostrato amore e grande capacità di interpretazione.
Non è certamente un’operazione nostalgica, piuttosto la voglia di sfidare se stesso e la sua musica, risuonandola con il “senno di poi” e soprattutto con un’attenzione diversa considerato che nel frattempo sono passati diversi anni nei quali ha tenuto numerosissimi concerti ed ha potuto via via rielaborare alcune tra le composizioni che hanno nel tempo incontrato il favore del pubblico.
Ecco quindi “Parata dei saltimbanchi” e “Flowers from Ajako” da “Melodies of memories”, “Strangeland” dal suo album d’esordio, e ancora “New Oopart”, “Walk on J.J. Cale’s walk“ e “Picking the joys of life” dal suo quarto CD, solo per citare alcune perle di questo nuovo capitolo della vita musicale di questo che a detta di molti è uno dei più raffinati interpreti della chitarra acustica “fingerpickin’” in circolazione per la sua tecnica diamantina e per la sua capacità di fare sue le melodie più diverse, suonandole in modo tutt’altro che calligrafico. Una dote rara.
Alessandro Nobis
Morone, Franco – “Back to my Best” (CD)
Acoustic Guitar Records, 2012
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