Giorgio Cordini, raffinato musicista ed esteta della chitarra, si lancia in questo disco su un argomento spesso spinoso, come quello della Resistenza. Lo fa da par suo, sia ben chiaro, con classe e misura, raccontando una serie di storie che, nel suo intento, sono Storia, Memoria e Monito per il futuro. Appare chiaro, nella concezione stessa di quest’album, che i lunghi anni di militanza musicale al fianco di Fabrizio De André lo abbiano portato verso un approccio molto pensato nel momento in cui si affronta la concezione e la produzione di un nuovo disco. Facciamo ammenda per il ritardo con il quale recensiamo quest’album, perché si tratta proprio di un bel lavoro.
In questo suo disco, Piccole Storie, Cordini in qualche modo si smarca dall’ombra importante e prende un’altra direzione. Sul lago d’Iseo, sulla sponda bresciana ci sono ancora molti uomini e donne che quella Resistenza l’hanno fatta o possono raccontarla di prima mano. Ecco allora che quelle esperienze, quella memoria orale diventa canzone, piccole storie che si fanno Memoria, emblema di altre storie, diverse, ma dall’uguale significato, che spesso ci passano sotto gli occhi del quotidiano e non sappiamo leggere nel giusto modo. I testi sono di Luisa Moleri, che di Cordini è la moglie, che qui scopriamo autrici davvero di buon livello: l’attendiamo di buon grado a una prossima prova. Le musiche sono dello stesso Giorgio Cordini. Angelina è un brano che fa eccezione, perché è stato scritto dall’amico cantautore Mario Mantovani anni fa e viene ripreso in quest’album insieme a Max Manfredi che ci regala una versione di effetto. Sono molti gli amici musicisti che hanno risposto alla chiamata di Cordini per questo disco: da Marino Serverini dei Gang che canta in Mordere i sassi, a Alessandro Sipolo in I silenzi di Monte Sole, fino a Claudio Lolli in Cevo 3 Luglio 1944.
La libertà è una cosa seria, mentre nel gran vociare politichese di questi ultimi, confusi anni ce ne stiamo dimenticando. Cordini ce lo ricorda ne Il battello del Lago d’Iseo, una canzone nella quale si afferma che non è ancora giunto il tempo di quando le piccole storie avranno il fiato che basta a cambiare la storia.
Un disco di dolcezza e d’intensità.
Felice Colussi
Lascia un commento