L’auditorium nella sede di Radio Popolare è bello pieno e il concerto viene trasmesso in diretta in tutta Italia via network. Tutto questo per presentare, tappa di un breve tour nazionale, il primo disco di questa inedita coppia artistica. Lei una delle più intelligenti e musicalmente preparate cantautrici italiane, lui un grande maestro del chitarrismo. Qualche decina d’anni li separa (quando lei, diciassettenne, iniziò a prendere lezioni da lui, Armando aveva già alle spalle una carriera più che luminosa) ma la differenza di età non è un ostacolo per la formazione di un insieme artistico solidamente curioso e brillantemente coerente.
Dal vivo si percepiscono ancora meglio quelle sensazioni particolari che il duo è in grado di trasmettere, sensazioni che sanno cogliere il cuore e il cervello con uguale intensità: singolare sfida a rimpiattino con il pubblico in cui Giua (all’anagrafe Maria Pierantoni) gioca a fare il Corsi sfoderando inattese doti di vigore chitarristico e Armando si esprime a buoni livelli interpretativi in una serie di imprevedibili scat, nonsense di parole che conferiscono alla bella voce di lei un contrappunto vocale inedito al profumo di Mediterraneo (e anche d’Africa, in un caso almeno).
Oltre alle due chitarre, musicalmente li uniscono Genova, il mare (come idea, come concetto in generale), ma forse soprattutto l’amore per il Sudamerica, reale o di fantasia, lontano o vicino, smorfie e sorrisi, carnevale e saudade.
Nei testi di Giua graffianti ritratti alla Bersani (Samuele, non altri), ironiche figure –spesso autoreferenziate- degne del miglior Graziani ma altri possono essere i richiami; ci parrebbe però ingiusto rimarcare eccessivi apparentamenti per un’artista davvero originale e già pronta –anche da sola- ai palchi di qualità ancor prima di dare vita a questo progetto insieme a un signore della musica italiana, classe 1947, che davvero è capace di non dimostrare affatto il segno del tempo che passa.
Giua e Armando Corsi: sicuramente una coppia inedita, una felice fusione artistica di un comune sentire di gran classe e di grande futuro.
Roberto G. Sacchi
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