Giuseppe Spedino Moffa è un poliedrico personaggio del folk italiano. Personaggio per il grande impatto che scaturisce da ogni sua presenza sul palco. E non pensiate che poliedrico sia il solito, abusato aggettivo: Moffa è uno splendido chitarrista con studi classici, etnomusicologo appassionato di blues, ottimo cantante e zampognaro di vaglia. Viene da Riccia e grazie a lui e all’amico Antonio Fanelli le ricerche sulla musica popolare Molisana hanno avuto un significativo impulso.
Questo è il suo secondo lavoro discografico a proprio nome e contiene, oltre a brani tradizionali, alcune canzoni originali scritte in italiano e in dialetto e due brani strumentali per zampogna. Vita dei paesi di provincia, spaccati di quotidianità dove tutto scorre a un ritmo diverso dalla città, un lugo dell’anima e della memoria dove si può essere più ciucci e meno cavalli, dove il tempo libero si passa al bar, quasi unico luogo di aggregazione sociale dove si può incontrare il puntuale scemo del paese che nelle piccole comunità non è affatto emarginato, ma è uno dei personaggi più in vista dopo il sindaco, il prete e il maresciallo.
Moffa ha ormai raggiunto una grande maturità compositiva e interpretativa, rifugge da beceri stilemi world music e persegue una sua linea artistica di grande suggestione.
Il disco, arrangiato completamente da Spedino, con la supervisione del pianista e fisrmonicista Primiano di Biase (che ricordiamo con Edoardo De Angelis, Neri Marcorè e Dire Straits Legend) è stato realizzato con i suoi immancabili Co.mpari (Guerino Taresco, Renato Gattone al contrabbasso; Vincenzo Gagliani al tamburello; Simone Federicuccio Talone alle percussioni; Domenico Mancini al violino e Felice Zacheo ai mandolini) e da un ospite illustre come Massimo Giuntini, un nome che nel mondo del folk italiano è una garanzia di qualità.
Spedino continua a colmare la lacuna che per troppi anni ha lasciato il Molise sguarnito di prodotti significativi. Questo è un disco ottimamente arrangiato, ben suonato, ben prodotto e, non ultimo, suona di bruttto!
Andrea Del Favero