Meglio noto come violino cinese ma probabilmente importato dall’Asia Centrale intorno al X secolo, l’erhu è uno strumento ad arco della tradizione cinese formato da una piccola cassa di risonanza a forma ottagonale e un manico senza tasti, su cui originariamente erano montate delle corde in sete sostituite in tempi più recenti da quelle in metallo. Tale strumento viene suonato da seduti ed è poggiato in verticale sulla coscia mentre le corde vengono sfregate con un lungo arco di bambù, dando vita ad un suono dal timbro particolarissimo. Tradizionalmente l’erhu era inserito in formazioni orchestrali, tuttavia a partire dagli anni venti dello scorso secolo grazie all’opera del Maestro Liu Tianhua e del musicista di strada Abing si è sviluppato anche un repertorio composto esclusivamente per esibizioni come solista, mettendone in luce la sua espressività. Tali composizioni partono dalle strutture tipiche della tradizione musicale cinese per allargarsi verso quelle proprie della cultura Occidentale dalla quale è stata assimilata la tecnica strumentale del violino. Uno dei virtuosi di questo strumento è senza dubbio Guo Gan, musicista nativo di Shenyang nella Cina Settentrionale ma da tempo ormai residente a Parigi, con alle spalle un lunghissimo percorso di formazione partito alla tenera età di quattro anni allorquando apprese l’utilizzo dell’erhu da suo padre Guo Junming. A distanza di appena un’anno da quel gioiellino che era Yue Luo inciso in coppia con la talentuosa suonatrice di pipa Lingling Yu, il musicista cinese torna questa volta come solista con un nuovo album, Scented Maiden, che raccoglie dieci brani per erhu provenienti dai repertori dei principali musicisti cinesi del Novecento. L’ascolto rivela in tutto il suo fascino lo stile virtuosistico di Guo Gan, al quale è associato un grande trasporto interpretativo come dimostrano i suoi personalissimi rimandi alle tecniche dei strumenti occidentali come il violino e il violoncello. Emergono così brani come la splendida Pinghu Qiuyue del grande maestro cantonese del violino gaohu Lü Wencheng, l’evocativa Saim che rimanda ai suoni della Mongolia o ancora la superba Erquan Ying Ye del già citato Abing. Altrettanto belle e coinvolgenti sono Muyang nü di Cao Yuande ed ispirata alla tradizione tagika, l’elegante Han gong qiuyue, ma soprattutto Kongshan niao yu nella quale emerge una delle strutture tipiche della musicalità cinese ovvero l’imitazione dei suoni della natura. Completano il disco due brani firmati dallo stesso Guo Gan ovvero la bella title track nella quale viene celebrata la bellezza delle donne cinesi e la conclusiva Shanghai Fanguan, ispirata invece allo stile Jiangnan sizhu proprio di alcune formazioni del Sud-Est della Cina. Anche per coloro che poco praticano la musica tradizionale cinese, questo disco può essere l’occasione di scoprire come il suono dell’erhu grazie al suo suono particolarmente evocativo schiuderci le porte per una dimensione immaginifica sospesa tra sogno e poesia.
Salvatore Esposito
Guo Gan – “Scented Maiden” (CD)
Felmay/Egea, 2012
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