Nuovo disco per Pierre Lacoque e la sua band. Il bravissimo armonicista belga ma da anni residente negli States ha dato alle stampe un nuovo album di Chicago blues contemporaneo in compagnia dei suoi sempre ottimi Mississippi Heat. Rispetto al precedente “live”, davvero eccellente, questo nuovo lavoro si presenta più discontinuo ed interlocutorio. Non mi convincono appieno certi arrangiamenti latineggianti che contraddistinguono alcuni brani. Anche la potente voce di Inetta Visor non sembra sempre a proprio agio specialmente quando affronta il blues più classico. D’altro canto non mancano però all’interno del disco pregevoli episodi e anche nei brani meno compiuti l’armonica di Lacoque è sempre di grande effetto con il suo sound personale e mai scontato. Tra i brani che più mi hanno colpito l’iniziale “Chicago is my home” ottimo shuffle in cui compare uno strepitoso Lurrie Bell, considerato a ragione uno dei migliori chitarristi sulla scena blues contemporanea. Ottima la sua prestazione vocale e il suo assolo finale all’insegna del “less is more”. Altre canzoni degne di nota: “Forgot you had a home” buona composizione in minore cantata dalla Visor in cui spicca l’originale lavoro armonicistico di Lacoque. Anche “Gone so long” è un pregevolissimo brano. La sua forza sta nell’interpretazione di Lurrie Bell a suo agio anche in questo scatenato boogie woogie. “Calypso in blue” è sicuramente il brano migliore dell’intero album. In questo caso la miscela di latin sound, funk e rock da vita ad uno strumentale che potrebbe essere uscito da uno dei migliori album di Carlos Santana o dei War di Eric Burdon e Lee Oskar. Strepitosi gli assoli di chitarra, piano elettrico ed armonica. Ottime anche “Hell and back” cantata da Carl Weathersby, “Say something good” di cui abbiamo apprezzato la trascinante coda strumentale, e il quasi conclusivo slow soul blues “Foolish man” altra punta di diamante dell’album insieme a Calypso in Blue” in cui si apprezza la voce da brividi di Devin Thompson.
In conclusione “niente di nuovo sul fronte occidentale” ma comunque e sempre ottimo Chicago blues (con una “perla latina”) in compagnia di uno dei migliori armonicisti della scena contemporanea.
Fabrizio Poggi
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