Forse la vera essenza di questo formidabile gruppo sta tutta racchiusa nel suo nome. Hazmat è l’abbreviazione di “hazardous material” che in italiano si può tradurre come merce pericolosa, infiammabile. E’ una scritta che negli States compare spesso (come l’omologa italiana) sui containers o sulle cisterne. Modine invece è una notissima marca americana di condizionatori per riscaldamento. Quelli “a soffioni” per essere chiari. Nell’ intento di Wade Schuman anima degli Hazmat Modine quando scelse questa “strana” associazione di parole per il nome della propria band, c’era la necessità di evocare qualcosa di esplosivo (e la loro musica davvero lo è) e di far intendere che quello che veniva creato dalla geniale formazione era qualcosa di assolutamente caldo e avvolgente. Credo che Schuman abbia ragione quando afferma che una band del genere non poteva che nascere a New York da sempre crogiolo di culture pulsanti provenienti da ogni parte del globo. La musica degli Hazmat Modine però, pur avendo salde radici nella musica tradizionale d’oltreoceano, è pervasa dai paesaggi sonori di tutto il mondo. Già la formazione della band è tra le più originali in circolazione. Dove trovate una band nella cui line up ci siamo due armoniche a bocca, un basso tuba, diversi tipi di strumenti a corde (chitarre e liuti compresi), una batteria che sembra uscire da un disco di Tom Waits e una sezione fiati assolutamente straordinaria? Che genere di musica suonano i bravissimi Hazmat Modine? Questa è una domanda difficilissima! Diciamo che la voce di Wade Schuman e i visionari e ironici testi delle sue canzoni sono supportati da un sound emozionante, incredibile, spiazzante e affascinante allo stesso tempo. Sembra incredibile ma in ciascun loro brano convivono perfettamente (sentire per credere) il jazz tradizionale di New Orleans e la musica caraibica, il reggae e il blues, il vaudeville degli anni trenta e l’Africa più autentica, il funky e le musiche dell’est europeo, il folk americano e la musica cubana. So che è difficile crederlo ma se avete già ascoltato il primo disco degli Hazmat Modine e lo avete apprezzato sapete di cosa sto scrivendo. Una celebre rivista statunitense ha scritto che la loro musica è “qualcosa di primordiale eppure senza tempo, moderna e antica. Una musica autenticamente indigena eppure assolutamente cosmopolita. Una musica estremamente familiare che però non assomiglia a niente che abbiate già sentito”. Se tutto ciò non bastasse posso aggiungere che il disco ospita la Gangbe Brass Band una strabiliante formazione fiatistica africana, il rinomato quartetto d’archi Kronos Quartet e la splendida voce folk di Natalie Merchant.
Fabrizio Poggi
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Troverete altre informazioni su www.hazmatmodine.com
Ed ecco il brano che da il titolo all’album:
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