L’autore di questo notevole lavoro è piuttosto noto negli ambienti degli appassionati, in quanto membro dei riformati Ossian, oltre che in un passato più lontano degli Smalltalk e – soprattutto – di una delle migliori line-up dei Tannahill Weavers. E’ considerato un virtuoso sia delle classiche bagpipes delle Highlands, che delle piccole cornamuse ‘ad aria fredda’ (commistione ormai sempre più frequente in terra caledone) ed è uno degli allievi di Jimmy MacGregor, già Queen’s Piper ufficiale. Collaboratore di riviste (‘Common Stock’, della Lowland & Border Pipers’ Society) e programmi radio (‘Pipeline’, per BBC Scozia), curatore di una tesi (premiata) a sfondo musicale per la celebre Scuola di Studi Scozzesi di Edimburgo, MacInnes giunge con ‘Tryst’ al primo lavoro discografico a proprio nome.
E sin dalla confezione del CD, egli mette in chiaro il proprio approccio: accompagnamento di altri musicisti (tra i quali Tony McManus alla chitarra, William Jackson ad arpa, basso e liuto, Iain McLeod al mandolino e Aidan O’Rourke al violino) e soprattutto predilezione per la versione più piccola dello strumento, con solo un paio di concessioni alle originarie Highland pipes. Il risultato non ne risente, anzi MacInnes dimostra un piglio molto personale ed un gusto invidiabile nel mescolare vecchio e nuovo, senza stravolgere quello e rendendo questo comunque accattivante: egli si impone ai vertici di una ideale classifica dei virtuosi di cauld wind pipes e c’è da giurare che non mancheranno a breve altri volumi di una carriera solista che si annuncia eccellente. Basti ascoltare la resa della suite ‘Quicksteps’, dedicata alle omonime composizioni per cornamuse da guerra, che fecero furore nei primi decenni del secolo scorso e che qui si concludono con la celebre ‘The 72nd Highlanders’ Farewell to Aberdeen’; oppure le trascinanti tre jigs che compongono ‘Highland Lassie’. Su tutto, una tecnica indiscutibile per uno dei migliori lavori di musica scozzese di quest’anno, in cui c’è gloria anche per i comprimari di lusso e che offre spesso autentici squarci di grande musica.
Roberto Covallero
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