di Paolo Crazy Carnevale
La storica chitarra Guild rossa col cappellaccio da cowboy che Ricky Mantoan indossava durante i concerti, il sipario che si apre sulle note di Sad Country Lady, il brano che faceva da apripista anche a quello storico, genuino esordio discografico di Ricky all’inizio degli anni Ottanta: così è cominciato, il 14 dicembre scorso – a un anno esatto dalla scomparsa – il concerto con cui il Branco Selvaggio ha voluto, intensamente, ricordare il suo fondatore, chitarrista e leader. Ricky Mantoan appunto.
Ricky non c’è più, difficile se non impossibile il farsene una ragione, ma il Branco ha deciso di non mollare, di continuare, di portare avanti quel messaggio musicale e non solo che era alla base della filosofia di Ricky Mantoan: ma era stato proprio lui ad indicare come suo erede in formazione il suo allievo Maurizio Strapazzon, ugualmente abile con le varie chitarre che prima erano suo appannaggio, le sei corde e la pedal steel che Strapazzon suona proprio con quello spirito di cui il Branco Selvaggio e le canzoni di Ricky hanno bisogno.
Gli altri tre componenti del gruppo sono da molti anni Luciano Costa ale chitarre e alla voce, Beppe D’Angelo, batterista che con Ricky ha fatto parte anche dei Family Tree e Dario Zara al basso e alla voce, che del concerto è stato anche il coordinatore e il maestro di cerimonie.
A Ivrea, in quel Piemonte che di Ricky era l’hometown, anche se non vi si era mai sentito troppo compreso, in un Teatro Giacosa piacevolmente affollato di amici ed estimatori, il tributo ha avuto luogo prorpio nel giorno dell’anniversario della scomparsa di Mantoan. Col titolo emblematico di Together Again, ancora insieme, come se il musicista scomparso fosse ancora lì con i vecchi compagni di scorribande sonore.
E difatti il suo spirito è stato con loro mentre rivisitavano il suo songbook attraverso la voce di Luciano (eccellente anche all’acustica e come secondo chitarrista), un songbook fatto di canzoni davvero belle, addirittura il primo disco di Ricky è stato riproposto quasi integralmente, dal brano iniziale alla sognante Tennessee, fino ad una fantastica versione twang (non dimentichiamo che Ricky ad inizio carriera era stato folgorato da Duane Eddy) di Down In Memphis, Goin’ Round, Deep Waters e la vibrante Blackbird (con Gloria, la compagna di Ricky, ospite come backing vocalist), in cui il Branco ha potuto dar sfogo a tutte le proprie attitudini psichedeliche. E poi via con le canzoni dei due dischi del Branco: Long Riders, Down In Hell, Mary Jane (una delle composizioni più Byrdsiane di Ricky), Winter Song, Riders Of The Universe.
Nel mezzo di tutto questo il Branco ha invitato sul palco Luigi Grechi De Gregori che con Ricky ha condiviso tanti palchi esibendosi come duo e che a Ricky aveva affidato a ragion veduta la produzione di un suo demo da cui vengono eseguite qui l’arcinota Il bandito e il campione e Tutta la verità su Manuela; altro gradito ospite è Alessandro Alex Valle, allievo romano di Ricky, straordinario suonatore di pedal steel impiegato a tempo pieno nella band del fratello di Grechi, tale Francesco De Gregori.
Quando tutti pensano di essere arrivati al gran finale, dopo Sing Me Back Home, unica cover fino a questo punto, sul palco cominciano ad arrivare diversi amici musicisti della zona che nel corso di quarant’anni hanno condiviso i palchi con Ricky e con voce rotta dall’emozione, Dario Zara dà il la ad una commossa Knockin’ On Heaven’s Door. Non è la fine, è solo l’inizio di un lungo bis che porta i quattro musicisti del Branco e Alex Valle attraverso una serie di brani che facevano parte del DNA di Ricky, i brani della famiglia Byrds/Flying Burrito (con i cui musicisti aveva suonato più volte in tour e in studio), ma anche altre sorprese come una Teach Your Children con due pedal steel (Strapazzon e Valle), suonate in modo commovente dai due allievi di Mantoan che si rimpallano gli assoli, una fantastica Ripple dal repertorio dei Grateful Dead, My Back Pages (con la voce di Strapazzon), Eight Miles High e altre, il tutto prima di chiudere in pompa magna, dopo due ore e mezza di concerto, con una Six Days On The Road letteralmente trainata dal drumming inossidabile di Beppe D’Angelo.
Grazie Ricky, grazie Branco!
Massimo dice
Indubbiamente il Branco quale titolato e degno rappresentante della musica di Ricky ci ha regalato una fantastica serata. Grazie ragazzi!!
Beppe D'Angelo dice
Magnifico e delizioso