Nell’attuale panorama dei gruppi professionisti di musica tradizione irlandese (che da ora in poi abbrevierò in ITM, da Irish Traditional Music) non manca quasi mai un flautista (1) e anche nel caso degli appassionati che suonano solo nelle sessions (2) il numero dei flautisti è veramente notevole. Quasi mai però vedrete dei suonatori usare il moderno flauto Boehm in metallo o in legno: il 99% dei flautisti di ITM usa il vecchio modello conico del XIX secolo con 6 fori (chiamato anche simple system) e le chiavi o senza nessuna chiave. Perché tale scelta? E quando si è cominciato a usare il flauto per la ITM? Questo articolo vuole cercare di dare una risposta a queste domande.
Storia della sua introduzione nella Irish Traditional Music
Sebbene siano stati scoperti frammenti di flauti dolci risalenti all’XI secolo in scavi archeologici a Dublino, Cork e Waterford (3) non ci sono tracce nè iconografiche nè letterarie sull’uso del flauto traverso in ITM prima del XIX secolo. Sembra che il flauto sia stato introdotto nella prima metà del ‘700 ma all’inizio venne usato solo nell’ambito della musica colta sia dai musicisti professionisti sia dai tanti amatori dilettanti. La prima testimonianza certa apparve nel gennaio del 1747 nel giornale The Dublin Courant ed era la pubblicità di un mercante di strumenti musicali (4).
Nell’Irlanda rurale del XVIII secolo la musica popolare era suonata solo da pochi professionisti che giravano il paese facendo anche gli insegnanti di danza (i dancing master) e i loro unici strumenti erano la cornamusa (uilleann pipe) o il violino che suonavano sempre da solisti.
Nel secolo XIX il flauto traverso riscosse un enorme successo in tutta Europa ed ebbe tantissimi suonatori dilettanti. All’inizio il suo costo elevato lo rese disponibile solo presso le classi più agiate ma l’industrializzazione permise ben presto dei costi più ragionevoli e quindi una maggiore diffusione del flauto. Avrebbe contribuito a una maggior circolazione del flauto presso le classi più povere anche l’introduzione in Inghilterra (e quindi presso la sua “colonia” più vicina, l’Irlanda) del nuovo flauto cilindrico di Teobald Boehm che si diffuse nella seconda metà dell’Ottocento. Si sarebbero così resi disponibili molti flauti “old system” che venivano venduti a prezzi bassi o magari a volte anche regalati dai signorotti locali ai loro sottoposti. A fine secolo gli emigranti irlandesi in Inghilterra poterono acquistare a basso prezzo i vecchi flauti abbandonati per il nuovo strumento e acquisire così gli splendidi Rudall a fori larghi ancor oggi ricercatissimi per il timbro bellissimo e il volume potente.
Un’altra ipotesi sulla diffusione del flauto nella ITM è quella che lo vede introdotto in Irlanda a causa del suo uso nell’ambito militare. Nel corso del XVII e XVIII secolo il flauto traverso accoppiato al tamburo diventa lo strumento principale per i segnali e le marce di tutte le fanterie europee (5) ed era quindi diffuso anche presso i reggimenti inglesi stanziati in Irlanda. Il nome inglese del flauto militare è fife e in questo periodo storico era costruito in un sol pezzo e nella tonalità di si bemolle, un flauto piccolo quindi, una terza maggiore più basso dell’ottavino. I flautisti insieme ai percussionisti formavano delle fife and drum bands e si esibivano spesso anche in pubblico. Ad imitazione di questi gruppi musicali militari se ne formarono anche di civili come le “famigerate” bands orangiste (6) che ancora oggi sfilano in
Irlanda del Nord sfidando i cattolici che vorrebbero un’Irlanda unita. Ma anche molte città e piccoli villaggi irlandesi ebbero le loro fife and drum bands che rimasero molto in voga fino a tutti gli anni ’50 dello scorso secolo. Questa usanza permise così a molte persone di imparare la tecnica di insufflazione del flauto e quindi di passare abbastanza facilmente dal fife al flute. Potrebbe essere anche questo uno dei motivi della diffusione del flauto nell’ITM? Interessante notare che in molte parti dell’Irlanda rurale è ancora diffuso l’uso del termine fife per indicare il flauto vero e proprio (7).
La prima immagine di un flautista irlandese che accompagna delle danze risale al 1833 o al 1837 ed è in un quadro (8) del pittore di Cork Daniel Maclise (1806-1870) intitolato Snap-Apple Night o anche All-Hallow Eve in Ireland. Sulla destra del dipinto, sotto la finestra, si intravede un flautista che suona insieme a un violino e a una cornamusa. Il musicista sembra molto giovane, un ragazzo e lo strumento è abbastanza corto: probabilmente è un fife o addirittura un ottavino (Figura 1). Un altro quadro (9), più tardo (è probabilmente del 1842), ci mostra un flautista con un flauto in concert pitch (cioè la nota che si produce chiudendo tutti e sei i fori dello strumento è il Re posto sotto la prima linea della chiave di Sol) accompagnato da un bambino al bodhran (il tipico tamburo a cornice irlandese) (Figura 2). Il suonatore di flauto è un militare probabilmente scozzese o un irlandese arruolato presso qualche reggimento di Highlander perché porta il tipico cappello scozzese chiamato Balmoral Bonnet (10) (vedi Figura 3). La scena è ambientata in una locanda di Listowel (Contea di Kerry) e la musica è offerta per il divertimento di un signorotto locale. Un’altro indizio dell’origine militare del traverso utilizzato nella ITM?
Nel corso del XIX secolo il flauto non era in grande considerazione presso i musicisti professionisti della musica tradizionale: possiamo intuire questa poca stima dall’assenza totale del flauto come strumento popolare nella prima edizione (1904) di “A History of Irish Music” del musicologo William Henry Grattan Flood e la parte molto piccola che gli rivolge Francis O’Neill nel suo celebre “Irish Minstrels and Musicians” del 1913. A fronte di ben 8 capitoli dedicati alla uilleann pipe troviamo solo otto pagine dedicate al flauto e i musicisti citati sono solo sei nonostante O’Neill fosse anch’egli un flautista. Un’altra prova del carattere “poco popolare” del flauto ci è fornita dalle poche registrazioni fatte agli inizi del XX secolo. Secondo recenti ricerche non cominciano che nel 1921 negli USA (dove massiccia era stata l’immigrazione irlandese) e la prima registrazione in Irlanda risale al 1929 (11). Le zone dell’Irlanda in cui all’inizio il flauto sembra essere stato maggiormente utilizzato per la ITM sono le contee di Sligo, Leitrim, Roscommon, Fermanagh (il Sud), Galway (Est), Clare e Limerick (Ovest) (12). I primi flautisti ad incidere dischi venivano proprio da queste zone e furono: John Griffin, Tom Morrison, JohnMcKenna e Michael Walsh. Una grande diffusione del flauto in Irlanda cominciò negli anni ’50 quando vediamo la comparsa di musicisti come Paddy Carty, Josie McDermott e Jack Coen. Il “Folk Revival” degli anni ’60 ha prodotto una crescita ancora maggiore di importanti flautisti come Séamus Tansey, Michael Tubridy, Matt Molloy, Cathal McConnell, Frankie Gavin, Paul Roche e più recentemente Conal Ó Grada, Desi Wilkinson, Fintan Vallely, Marcus Hernon, Hammy Hamilton, Frankie Kennedy, Kevin Crawford e Paul McGrattan.
Attualmente il flauto è diffuso in ogni zona del paese.
Lo studioso Hamilton (13) così riassume le varie ipotesi sul flauto traverso in Irlanda:
1) Il flauto traverso, sconosciuto alla cultura gaelica, compare in Irlanda nel XVIII secolo, introdotto da musicisti professionisti e importanti virtuosi che viaggiavano spesso esibendosi in tutte le capitali europee.
2) L’immensa popolarità del flauto in Europa ma specialmente in Inghilterra come strumento per amatori e dilettanti trova un riflesso anche in Irlanda ma solamente nelle case della classe nobiliare o dei borghesi più facoltosi. Alcuni di questi ultimi apprezzavano anche la musica popolare così come la musica colta non essendoci nell’Ottocento ancora una grande differenza tra i generi.
3) Per questi motivi il flauto viene “scoperto” anche dai musicisti tradizionali “professionisti” ma almeno fino alla metà del XIX secolo non sembra essere molto usato in questo ambito.
4) L’assenza di riferimenti storici sul flauto suggerisce che non era considerato uno strumento adatto alla ITM.
5) Alla fine dell’Ottocento era suonato praticamente ovunque nel paese con una forte concentrazione nelle contee centrali e occidentali.
6) Fattori economici e sociali rendono nei primi del ‘900 il flauto più facilmente reperibile e dagli anni ‘30 e ’40 uno strumento molto popolare specie all’Ovest.
Possiamo quindi probabilmente concludere affermando che se nell’Ottocento il flauto non era considerato un strumento “appropriato” per la ITM con il Novecento lo vediamo invece aumentare sempre più di importanza tanto da renderlo diffuso quanto e forse più del violino e in questo primo decennio del XXI secolo sicuramente tra gli strumenti più apprezzati per la ITM.
Tipi di strumenti
Ma quali tipi di flauto sono stati utilizzati e i utilizzano ancora per la ITM?
All’inizio molto usati furono i cosiddetti “German Flutes” cioè i flauti di fabbrica costruiti in grandi quantità in Austria e Germania. Erano strumenti economici e quindi di media e bassa qualità e per questo di solito sul flauto non veniva riportato nemmeno il nome del costruttore. Furono prodotti tra l’ultimo quarto del XIX e il primi decenni del XX (14).
Ma i costruttori che ebbero e hanno tuttora maggiore reputazione tra i flautisti irlandesi sono i costruttori inglesi di flauti a “fori larghi” che permettono un volume considerevolmente maggiore rispetto ai German a fori piccoli.
Tutto nasce dal flautista di Liverpool Charles Nicholson (1795 – 1837) che fu attivo a Londra. Nicholson divenne celebre in tutta Europa per il grande volume di suono che riusciva a ottenere con il suo modo di suonare. Questo grande potenza sonora era dovuta anche al tipo di flauto che suonava, un flauto con il foro di imboccatura e i fori delle note più grandi dei flauti normali (15). “Data l’enorme fama dell’esecutore, questo strumento diventa richiestissimo dai dilettanti e viene perciò prodotto da diversi costruttori londinesi. Clementi & Co., Henry Potter, Thomas Prowse e Rudall & Rose ne forniscono tutte le varianti. L’aumento del diametro dei fori è fortemente disapprovato nel continente sia dai flautisti sia dai costruttori – almeno fino all’illuminante impressione che Nicholson e il suo strumento faranno su Theobald Boehm” (16). Nicholson entra in contatto con l’atelier di Clementi per produrre flauti secondo le sue specifiche. Il costruttore di Clementi era Thomas Prowse che continuerà a costruire strumenti ma stavolta a suo nome anche dopo la chiusura di Clementi. Pochi anni dopo vediamo la formazione di una delle più famose marche, la Rudall and Rose che costruirà flauti come quelli di Nicholson. La Rudall and Rose dal 1850 diventa la Rudall Rose, Carte & Co., nel 1870 solo Rudall Carte & Co e terminerà di costruire strumenti ai primi del Novecento quando la sua eredità fino al 1955 sarà presa dalla ditta Boosey and Hawkes. Un’altro importante personaggio (creò un flauto dalla cameratura interna grande e quindi dal suono più forte) fu il flautista Robert Sidney Pratten e il suo strumento fu chiamato Pratten’s Perfected Flute.
Nel 1845 Abell Siccama inventò un nuovo tipo di flauto che divenne presto popolare e che fu copiato da numerosi altri costruttori. Lo strumento era essenzialmente un normale flauto conico a 8 chiavi, ma aveva due chiavi in più, per il sol e per il re che permettevano di posizionare i fori nella posizione più acusticamente esatta. Questo permetteva una migliore intonazione, un maggior confort nella posizione delle mani, le note La e Mi con una bella pienezza di suono e una maggiore efficenza sonora dello strumento.
John R. Radcliff nel 1870 creò un suo sistema di flauto: non era altro che un flauto modello Boehm in legno con le chiavi chiuse ma che manteneva la vecchia diteggiatura del flauto conico. I flautisti irlandesi Paddy Carty e Paddy Taylor hanno utilizzato il flauto Radcliff.
La flautista americana Joannie Madden e Noel Rice sono tra i pochi che usano invece il moderno flauto Boehm in metallo. Il flauto moderno avendo le chiavi su ogni foro non permette l’esecuzione di tutti gli abbellimenti che si fanno sulla cornamusa e sul tin whistle (17), inoltre il suo timbro chiaro e dolce non è apprezzato dai flautisti della ITM.
L’ottavino venne utilizzato nei primi anni del Novecento ma già negli anni 30 era passato di moda. Una eccezione è costituita dall’ottavinista John Doonan che incise un disco nel 1977 (18).
Oltre al flauto in Re in Irlanda è utilizzato anche il flauto in Mi bemolle. Essendo un semitono più acuto del flauto “regolare” è uno strumento più “reattivo” e dal timbro più squillante.
Intorno agli anni ‘70 del Novecento i flauti “antichi” cominciavano a scarseggiare e iniziò così il fenomeno dei costruttori moderni di copie settore oggi molto sviluppato in tutto il mondo. Negli anni ’80 e poi ancora di più negli anni ’90 anche i professionisti cominciarono ad utilizzare questi “nuovi” flauti perché più precisi nell’intonazione e più facili da suonare. Non dimentichiamoci che il diapason nel XIX secolo non era l’attuale (LA = 440 Hz) e poteva variare dai 430 ai 460 Hz. I primi costruttori erano essenzialmente irlandesi (risalgono al 1977 i primi strumenti ricostruiti (19)) poi questo fenomeno si estese all’Inghilterra, alla Francia e agli Stati Uniti. Attualmente vi sono costruttori anche in molti altri paesi europei (Svizzera, Germania, Olanda, Belgio, Spagna, Polonia) e anche in Australia, Nuova Zelanda, Canada, Argentina e Brasile (20). Tra i più importanti possiamo citare: Eamonn Cotter, Martin Doyle, Hammy Hamilton, Sam Murray (Irlanda), Michael Grinter, Terry McGee (Australia), Stéphane Morvan (Francia), Chris Wilkes (Inghilterra), Patrick Olwell (Stati Uniti). I flauti originali erano tutti o quasi flauti a 8 chiavi, discendenti al Do ma siccome il 90% del repertorio di ITM utilizza le tonalità con uno o due diesis, sia le posizioni che usano le chiavi che le note più basse del Re diventano inutilizzate. Ecco nascere così il fenomeno dei flauti “keyless” cioè senza chiavi e la cui nota più bassa è il Re. Questo permette la costruzione di strumenti in meno tempo e di tenere bassi i prezzi: la differenza di costo tra un flauto a 6 o 8 chiavi e uno keyless può arrivare a un rapporto di 1 a 5. Oltre a flauti in Re e in Mi bemolle vengono costruiti strumenti più bassi in Do e in Si bemolle che specie nell’esecuzione delle arie lente sono molto suggestivi.
Stili regionali
“La popolarità del flauto oggi è in gran parte dovuto ai successi di molti suonatori, congiuntamente al successo sempre più crescente della musica tradizionale irlandese in generale. Matt Molloy, ora con i Chieftains, ma già membro di The Bothy Band e Planxty e anche con numerose collaborazioni e registrazioni da solista al suo attivo, è probabilmente il più conosciuto, ma anche lo scomparso Frankie Kennedy riscosse l’attenzione di molte persone durante la sua collaborazione con gli Altan. Il successo e l’influenza di questi gruppi ha portato la musica di questi due flautisti a essere proposta ad un pubblico molto più ampio di quello dei loro coetanei e l’effetto di questo può essere ascoltato nelle sessions di tutto il mondo. Kevin Crawford e Michael McGoldrick sono due flautisti di una generazione diversa, che esercitano influenze simili oggi, sia nel loro lavoro da solisti, sia nel loro coinvolgimento con i Lunasa e per McGoldrick con i Flook!. Il successo commerciale di questi musicisti ha fatto mettere in evidenza il loro stile personale e a oscurare il fatto che ci sono diversi stili tradizionali di suonare il flauto. Alcuni di questi stili sono stati praticati per un tempo molto lungo e continuano ad essere seguiti da un gran numero di musicisti eccezionali. Per ragioni di semplicità, ho ricondotto gli stili in tre gruppi: Sligo, Galway-Est e lo stile “cornamusa”. I primi due di questi gruppi sono conosciuti e riconosciuti, mentre il terzo viene dalle mie osservazioni. La contea di Leitrim e l’Irlanda del Nord hanno anche stili loro propri, ma per il momento la descrizione di questi modi di suonare può essere ricondotta sotto l’ombrello ampio dello stile di Sligo. In generale le due principali caratteristiche degli stili sono il ritmo e l’uso dell’ornamentazione. Queste caratteristiche sono usate su dei piani collegati ma anche contrapposti. Da un lato ci sono flautisti come Matt Molloy che suonano con poche accentuazioni del ritmo ma impiegando un gran numero di abbellimenti tipici della cornamusa irlandese come i crans, i rolls le terzine e i cuts. Molte innovazioni introdotte nel modo di suonare il flauto in ITM utilizzano questo modello come punto di partenza. All’altra estremità della scala ci sono flautisti come Conal O’Grada che suonano in stile Sligo con grande enfasi ritmica e aggiungendo pochi abbellimenti, ma la cui musica può essere ugualmente convincente. Lo stile Galway-Est può forse essere visto come una sottocategoria dello stile Sligo, ma con diverse caratteristiche sue proprie. Queste categorie stilistiche non sono quasi mai definite in maniera precisa e in mezzo ci sono, naturalmente, una vasta gamma di sfumature diverse.” (21)
Lo stile del Leitrim
Questo stile è spesso associato con il flautista John McKenna (1880 – 1947) nato a Tents (vicino a Tarmon) (22) che emigrò da giovane negli Usa dove lavorò come pompiere a New York. In Irlanda aveva studiato il flauto con un musicista della sua regione che aveva un modo di suonare molto antico. Le sue registrazioni degli anni Venti ci mostrano un modo si suonare molto estroverso con un ritmo sempre sospinto, suono soffiato ma con un uso parco dell’ornamentazione e con variazioni molto semplici, un fraseggio stringato ma una qualità del suono continua che ricorda la cornamusa. Molti altri flautisti del Leitrim come Packie Duignan e Mick Woods riconoscono una forte influenza di McKenna sul loro modo di suonare che utilizza il diaframma per accentuare le note più importanti e a volte un colpo di lingua. Altri interpreti importanti di questo stile sono John Blessing e Micheal McNamara.
Lo stile del Nord
I flautisti dell’Irlanda del Nord, e in particolare nella zona di Belfast (23), hanno la tendenza ad evidenziare fortemente il ritmo e questo porta a volte a forzare le note con un modo di soffiare esagerato che genera un timbro rude e stridente. Il flautista Harry Bradley ci fa sentire queste caratteristiche nelle sue registrazioni dove introduce brani delle marce per fife. Alcuni musicisti irlandesi di Londra definiscono “dirty” (sporco) questo modo di suonare ma non dobbiamo necessariamente pensare a questo in maniera negativa: è solo un ampliare la tavolozza sonora del flauto cosa utilizzata moltissimo dalla musica colta della seconda metà del Novecento. Flautisti che utilizzano questo stile sono anche Conal O’Grada e Marcus O Murchu. . Per Gordon Turnbull (autore del sito www.theflow.org.uk) flautisti che suonano in questo stile, oltre i già citati, sono: Desy Adams, Michael Clarkson, Packie Duignan, Gary Hastings, Deidre Havlin, Desi Wilkinson.
Lo stile di Sligo/Roscommon
Lo stile di Sligo deve molto ai violinisti emigrati negli Stati Uniti ai primi del Novecento le cui registrazioni su dischi a 78 giri vennero studiate dalle nuove generazioni irlandesi. Lo stile di Sligo è pieno di ornamentazioni, si suona abbastanza velocemente, il fraseggio è a lunghe frasi e le variazioni sono introdotte da sottili cambiamenti melodici. L’articolazione è fatta sia con la lingua che con le dita, il suono è dolce e uniforme. Un enfatico soffio prodotto col diaframma sottolinea ogni nuova frase. Questo modo di suonare possiamo ascoltarlo in Roger Sherlock, Matt Molloy, Peter Welsh, Harry McGowan, Josie McDermott, Pegg Needam, James Murray, Seamus Tansey, Peter Horan, Jim Donogue, Catherine McEvoy. Ci sono chiaramente anche molti stili dipendenti dal singolo musicista come quello personalissimo di Seamus Tansey, stile fiorito e drammatico pieno di pulsante dinamismo. Tansey usava quasi sempre un legato continuo modo di suonare che si è perpetrato nell’odierno stile flautistico di Sligo. Per Gordon Turnbull flautisti che suonano enfatizzando il ritmo, oltre quelli già citati, sono: Eddie Cahill, Frankie Gavin, Hammy Hamilton, Marcus Hernon, Cathal McConnell, Colm O’Donnell, Micko Russell.
Lo stile di Galway-Est e dell’East Clare
La musica per flauto di queste zone è eseguita con più relax e a velocità meno sostenute rispetto agli altri stili, il ritmo è meno incisivo e le accentuazioni più leggere. Si suonano brani in tonalità minori e coi bemolli (Re e Sol minori, Do Fa e Si bemolle maggiori) cosa che rende obbligatorio l’uso delle chiavi e comunque una tecnica complicata, tanto che alcuni musicisti sono passati al flauto Boehm. Si utilizzano note di passaggio per riempire gli intervalli e si crea così un continuo fluire di terzine che crea una sensazione di scorrevolezza. Il più grande esponente di questo stile molto melodico è generalmente considerato Paddy Carty di Loughrea che suonava un flauto sistema Radcliff. Questo stile è quello che possono prendere a modello coloro che vogliono suonare la musica irlandese con il flauto Boehm. Flautisti che utilizzano questo stile sono: Vincent Broderick, Joe Burke, Paddy Carty, Jack Coen, Eamonn Cotter, Sean Moloney, Mike Rafferty, Billy Clifford, Paddy Taylor.
Lo stile “cornamusa”
Questo stile è stato attribuito a Matt Molloy e si chiama così perché vuol imitare i suonatori di cornamusa irlandese (la uilleann pipe). Se si ascolta Molloy in duo con Liam O’Flynn o con Paddy Keenan si nota una forte somiglianza tra flauto e strumento ad ancia. Tra l’altro questo flautista è stato forse il primo a eseguire il cran sui Mi e Re bassi un tipico abbellimento della pipe. Della cornamusa imita anche il modo di suonare molto uniforme, senza troppi sbalzi di volume e accenti ritmici molto leggeri. Un’altra caratteristica che ha introdotto Molloy è quella delle “blue note” cioè di note che per motivi espressivi cambiano di timbro o vengono modificate nell’intonazione, come si fa nel Blues. Questa era anche una caratteristica del modo di suonare di Frankie Kennedy. Un recente sviluppo nella tradizione del flauto irlandese è quello di contaminare l’ITM con il linguaggio jazz. Brian Finnegan, Michael McGoldrick e Sarah Allen, con il gruppo Flook!, Niall Keegan e Garry Shannon sono i principali esponenti di questo stilema. Altri flautisti che suonano con uno stile vicino a quello di Molloy sono Kevin Crawford e Seamus Egan.
Il flauto irlandese in altri ambiti musicali.
SCOZIA
Sebbene non sia così diffuso come in Irlanda dagli anni del folk revival (1960-1970) anche in Scozia si è utilizzato molto il flauto nella musica tradizionale. Chiaramente quasi tutti i flautisti scozzesi suonano anche la ITM e spesso hanno imparato a suonare da insegnanti irlandesi. Nel Nord dell’Irlanda è sempre stata forte l’influenza della musica scozzese e brani tipici come gli Strathspeys, le Highlands e le Schottisches sono stati cavalli di battaglia di flautisti irlandesi come Frankie Kennedy, Harry Bradley e Desi Wilkinson. Questi musicisti hanno mostrato ai flautisti scozzesi la strada da percorrere. Alcuni dei piu importanti flautisti scozzesi: Rebecca Knorr (del gruppo Calluna), Chris Norman, Phil Smillie (del gruppo The Tannahill Weavers), Claire Mann, Nuala Kennedy, Niall Kenny, Dougie Pincock (del gruppo The Battlefield Band), Ann Ward (del gruppo Sprangeen), Iain McDonald (dei gruppi Ossian e The Battlefield Band), Alan McDonald, Roy Williamson (del gruppo The Corries), Frances Morton.
BRETAGNA
La diffusione del flauto conico in legno è grande anche in Bretagna, dove i musicisti tendono spesso a guardare l’evoluzione musicale irlandese come una direzione da seguire. Ricordiamo Patrig Molard, Alan Cloâtre, Sylvain Barou e Jean-Michel Veillon come i principali rappresentanti di questa nuova tendenza della musica tradizionale bretone.
GALIZIA
Il flauto traverso diffuso nelle zone di cultura “celtica” della Spagna, cioè la Galizia e le Asturie, si chiama requinta ed è un flauto contralto in Fa o in Fa diesis che può quindi suonare bene insieme alla cornamusa (la gaita) normalmente accordata in Si bemolle o in Si naturale. In altre zone come l’area costiera di Pontevedra si usa l’ottavino. Negli ultimi anni, sempre considerando una certa influenza irlandese, alcuni gruppi di musica tradizionale usano il flauto in Re. Uno dei primi a introdurlo è stato il flautista Cástor Castro, tra i fondatori del gruppo Felpeyu.
Ringrazio gli amici Gianni Lazzari e Lorenzo Saracino per i suggerimenti e i consigli.
Bibliografia
The Companion To Irish Traditional Music (a cura di Fintan Vallely), Cork, Cork University Press, 1999
S. C. Hamilton, The Irish Flute Players Handbook, Cúil Aodha, Breac, 1990
S. C. Hamilton, The Irish Flute Players Handbook, Cúil Aodha, Breac, 2008
Gianni Lazzari, Il flauto traverso, Torino, EDT, 2003
Nancy Toff, The Development of the Modern Flute, Chicago, Univ. of Illinois Press, 1979
Sitografia
http://www.theflow.org.uk
http://www.firescribble.net/flute/
http://forums.chiffandfipple.com/viewforum.php?f=2
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Note
1 Altan: Frankie Kennedy / Arcady: Nicolas Quemener / At the Racket: Seamus O’Donnell/ Beginish: Paul McGrattan / Bothy Band: Matt Molloy/ Boys of the Lough: Cathal McConnell / Capercaille: Micheal McGoldrick/ Cherish the Ladies: Joanie Madden / Chieftains: Matt Molloy/ Clannad: Paul Brennan / Cran: Desi Wilkinson/ Craobh Rua: Patrick Davey / Danu: Tom Doorley / Deanta: Paul Mullan / De Dannan: Frankie Gavin / Dervish: Liam Kelly / Flook!: Brian Finnegan/ Grada: Alan Doherty/ Lunasa: Kevin Crawford / Moving Cloud: Kevin Crawford / Nábac: Ciaran O’Dongaile / Planxty: Matt Molloy/ Providence: Troy Bannon / Siúcra: Shannon Heaton / Slide: Eamonn DeBarra / Solas: Seamus Egan / Stockton’s Wing: Paul Roche/ Teada: Damien Stenson
2 Le session di musica tradizionale irlandese sono degli incontri informali in cui delle persone suonano musica irlandese tradizionale. Normalmente in una session qualcuno comincia una brano e quelli che la conoscono gli vanno dietro. Di solito le session si tengono nei pub e tutti coloro che sanno suonare musica irlandese sono benvenuti, senza limiti. L’obiettivo di una session non è quello di divertire un pubblico passivo di ascoltatori, principalmente la musica è per i musicisti stessi; La session è un’esperienza che è condivisa e non un concerto che si può vendere o comprare. Le session sono un aspetto chiave della musica tradizionale irlandese; alcuni dicono che è l’occasione migliore per diffondere e nello stesso tempo rinnovare la musica.
3 The Companion To Irish Traditional Music (a cura di Fintan Vallely), Cork, Cork University Press, 1999, p. 137.
4 S. C. Hamilton, The Irish Flute Players Handbook, Cúil Aodha, Breac, 1990, p. 36.
5 Vedi: Luca Verzulli, Il flauto traverso militare in Italia in Il Flauto in Italia (a cura di Claudio Paradiso), Roma, Libreria dello Stato, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 2005; Luca Verzulli, “I flauti del papa” in Syrinx 36, 1998; ; Luca Verzulli, “The Pope’s Flutes” in Traverso Historical Flute Newsletter, Hudson, NY, USA, 1999, vol. 11, n. 2.
6 L’Ordine di Orange fu una società segreta fondata nel 1794 dai presbiteriani dell’Ulster (l’attuale Irlanda del Nord che fa parte della Gran Bretagna) allo scopo di organizzare la lotta contro i possidenti cattolici e l’associazione degli Irlandesi Uniti e di difendere gli interessi locali contro il governo di Londra. Dopo aver messo da parte le originali tendenze repubblicane e dopo l’Atto d’unione del 1800, l’Ordine di Orange si dedicò soprattutto alla difesa degli interessi protestanti, trovando larga diffusione anche in Gran Bretagna e, attorno alla prima metà del secolo, negli Stati Uniti. Agli inizi del XX secolo ebbe grande influenza sul sorgere del movimento protestante irlandese che si opponeva al progetto di Home Rule. I membri delle logge orangiste pretendono di sfilare lungo percorsi prestabiliti, che spesso attraversano quartieri abitati in prevalenza dalla minoranza cattolica. Da una parte c’è la legittima aspirazione a esercitare un diritto, oltre al desiderio neanche tanto nascosto di mostrare ancora una volta chi è che comanda nell’Ulster. Dall’altra c’è la sensazione di essere vittime di un’imposizione, reiterata ogni anno. Questo porta spesso a scontri con la polizia e tra le due fazioni.
7 S. C. Hamilton, The Irish Flute Players Handbook, Cúil Aodha, Breac, 2008,p. 48.
8 Idem, p. 43.
9 Idem, p. 44.
10 Il Balmoral Bonnet è un cappello tradizionale scozzese che fa parte della divisa dei soldati delle Highlands. Risalente almeno al 16° secolo, essa prende la forma di un cappello di lana morbida con una corona piatta. Prende il nome dal Castello di Balmoral, residenza reale in Scozia.
11 Una eccellente discografia dal 1924 al 1990 è in Hamilton, 2008, p. 158-183.
12 The Companion, p.137.
13 Hamilton, 1990, p. 42.
14 La città da cui uscivano più strumenti economici di quell’area è Markneukirchen, nella ex Germania Est, al confine con la Boemia.
15 The Companion, p.136.
16 In realtà Charles non fece altro che proseguire il lavoro del padre, anch’egli flautista che non era soddisfatto dal volume molto debole dei flauti ordinari e che modificò anche il flauto del figlio che era uno strumento di Astor (vedi Nancy Toff, The Development of the Modern Flute, Chicago, Univ. of Illinois Press, 1979, p. 37-8 e il sito Internet di McGee – /www.mcgee-flutes.com/movers.htm).
17 Gianni Lazzari, Il flauto traverso, Torino, EDT, 2003, p.117.
18 Il tin whistle è uno strumento della famiglia dei flauti a becco come il flauto dolce e il flageolet.
19 Flute for the Feis.
20 The Companion, p.137.
21 Una lista completa si può trovare in questi due siti Internet: http://forums.chiffandfipple.com/viewtopic.php?f=2&t=57549 e http://www.firescribble.net/flute/makers.html
22 Dal sito http://www.theflow.org.uk di Gordon Turnbull.
Luca Verzulli
luca.verzulli@gmail.com
www.lucaverzulli.it
cell. 3471307739
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