Massimiliano Larocca è una delle più belle sorprese dell’ultima generazione di cantautori italiani, legato tanto alla tradizione popolare quanto al cantautorato classico, i cui riferimenti vanno da Fabrizio De Andrè a Bob Dylan passando per Francesco De Gregori e Woodie Guthrie, ha alle spalle un disco di debutto uscito in semi-clandestinità ed interamente dedicato alle poesie di Dino Campana. “Il Ritorno delle Passioni”, il suo secondo disco, è una gemma grezza di poesia, il cui eccellente valore si scopre attraverso attenti ascolti in cui si viene letteralmente rapiti dal modo di far canzone di Larocca. Il suo folk-rock malinconico spesso lascia spazio a slanci di romanticismo in cui la poesia brilla di luce propria svelando una grande sensibilità nel descrivere storie, facce, viaggi e passioni di altri tempi. Prodotto da Gianfilippo Boni, il disco vede la partecipazione di un pugno di musicisti amici e di alcuni ospiti speciali tra cui si segnalano Andrea Parodi, Luca Mirti e i suoi Del Sangre e Davide Giromini (autore dello splendido “Apuamater”) che apre e chiude il disco con due brani tradizionali. Le canzoni di Larocca si collocano in una dimensione senza tempo, in cui è facile incontrare tanto versi di Pasolini come nel caso di “Il Nini Muart”, tanto ballate imbevute di tradizione popolare come la travolgente “Le Donne di Carrara”, in cui uno stornello toscano danza con la poesia trascinato dalla fisarmonica di Davide Giromini. Il disco non presenta mai cadute ma anzi mantiene la tensione poetica sempre alta grazie a brani come “L’etica del viandante”, o “Bassi Quartieri” in cui si ha la sensazione di essere tornati per un attimo a passeggiare nella “Vecchia Città” di deandreana memoria che fa coppia con le reminiscenze di “Storia di un impiegato” di “L’anonimo sovversivo” e “Fiera della vanità” cantata a tre voci con Andrea Parodi e Luca Mirti. Non mancano spunti vicini al cantautorato francese come in “Gli amori dei marinai”, spaccati di poesia rurale come “Il canto della luna nuova” introdotta dagli antichi versi di “Sud e magia” di Ernesto De Martino. Chiude il disco “La mia libertà”, una sorta di manifesto programmatico, in cui a riflessioni vicine a Jean Paul Sartre affianca il Bruce Springsteen di “Nebraska”.
Salvatore Esposito
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