RADICIMUSIC RECORDS RMR 126, 2009 – FOLK CONTEMPORANEO/PUGLIA
Nico Berardi è un musicista pugliese le cui molteplici attività emergono nettamente dalle mode musicali di quell’area. Difatti, oltre ad essere in organico a uno dei primi e più longevi gruppi di riproposta salentini (La Taricata), Berardi è un eccellente e ben riconosciuto suonatore ed insegnante di zampogna molisana. Inoltre ha grande conoscenza e passione per la musica latino americana, che non coltiva a distanza ma supporta con frequenti e lunghi viaggi dove, in compagnia dei suoi strumenti, svolge un’intensa attività di scambio culturale. Quindi una personalità con un vasto e diversificato orizzonte musicale, che lavora negli ambiti più disparati (folk, musica contemporanea, musica corale, colonne sonore), con prestigiosi compositori, musicisti e gruppi (Inti Illimani, Uaragniaun…). In questo disco si ascolta una limitata ed equilibrata influenza dei repertori tradizionali che pure l’autore conosce, con qualche brano più connotato: “Fero”, che ci ricorda il gusto balcanico dell’imitazione flautistica del canto degli uccelli, “Marranchina”, una “tarantella” che inizia vivacemente col charango, “Barrio Palermo” in cui spicca un’anima tanghèra, e qualche “sapore andino” sparso qua e la tra i vari brani. Troviamo in alcuni tratti tecniche peculiari della zampogna come le serie di “passate” con microvariazioni (“El Viaje”,”Baja latitud”), per il resto le composizioni sono ispirate e vogliono descrivere personaggi e paesaggi cari all’autore (“Olas”, “La ballata delle nuvole”, “Gargano”, “Passaggio a Sud Ovest”). Una proposta di miscele sonore originali, ricercate e gustose dove spicca in particolare la coppia zampogna-vibrafono, vera delizia uditiva. Nico Berardi è un polistrumentista che in questo lavoro celebra il suo virtuosismo anche grazie all’uso della sovraincisione. Si potrebbe quindi pensare che l’ascolto di queste musiche sia legato esclusivamente al prodotto discografico. Niente di più sbagliato, perché il Berardi nei concerti dal vivo ritrasforma ulteriormente le sue composizioni mediante vari ensemble che includono strumenti quali il violoncello e il fagotto. Nel libretto, in cui spiccano paesaggi dipinti, il musicista racconta di sé e dei suoi strumenti, che considera come un “harem dove la zampogna è la favorita”, e descrive la modifica (sostanzialmente l’aggiunta della terza minore) e la conseguente estensione armonica e melodica dello strumento da lui impiegato. Possiamo vivamente consigliare i lettori, specialmente quelli più curiosi ed attenti alle evoluzioni del folk revival, di rivolgere l’attenzione all’operato di questo musicista che non dedica molto tempo all’autopromozione, ma preferisce lavorare intensamente a tutto campo, e che in questo disco ha decantato un lungo, meditato e qualificato lavoro.
Mario Gennari
Lascia un commento