L’idea di fondo e lo stile dei Mala Hierba sono facilmente sintetizzabili attraverso il titolo di questo loro CD: il fiore musicale della musica jazz viene infatti “impollinato” da altri stili e altre musiche, in un approccio che travalica i confini geografici e di genere. Innanzitutto il tango, che sin dal primo brano appare come qualcosa di più di una sfumatura nella musica del gruppo. Ma si ritrovano anche citazioni del rock inglese degli anni a cavallo tra i ’60 e i ’70, un tocco di musica manouche, rinvii ai Caraibi e al funky, fino ad approdare a suggestioni elettroniche. Il risultato non è però un semplice miscuglio o una stratificazione di sonorità, cosa questa che a volte accade nei dischi d’esordio. Qui tutto è molto ben controllato, senza però mai cadere nel freddo calcolo. Piuttosto dagli undici pezzi del disco traspare un progetto musicale interessantissimo e che si preannuncia ricco di promesse per il futuro. Il merito di ciò va ugualmente ripartito tra il primo titolare del progetto, il chitarrista e percussionista Walter Marocchi, che è anche il produttore, e i suoi compagni di viaggio: Fabrizio Mocato (piano e tastiere), Carlo Ferrara (basso) e Stefano Lazzari (batteria e percussioni), senza trascurare il contributo dei due ospiti: Antonio Neglia alle chitarre acustiche e Paolo Milanesi alla tromba. I sei sono tutti musicisti che hanno nel loro curriculum formazioni musicali diverse e una corposa serie di esperienze, che qui si sono amalgamate per dare origine a un prodotto maturo e completo, che si aggiunge alla qualitativamente alta lista dei dischi della Ultrasound, piccola ma molto attiva etichetta pavese. La recente lusinghiera affermazione di questo disco nella categoria “musica strumentale” al Mei di Faenza e la precedente qualifica di miglior disco 2008 attribuita dal mensile “Buscadero” al celebrato “Mercy” di Fabrizio Poggi & Chicken Mambo ne sono una ulteriore riprova.
Lino Masoli
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