di Alessandro Nobis
Ricercatore, mandolinista-chitarrista e soprattutto fondatore del Canzoniere Veronese, del Nuovo Canzoniere Veronese e dell’Ensemble Folkamazurka, il veronese Alfredo Nicoletti è figura di riferimento per quanti nel veronese si occupino di cultura popolare ed in particolare di quella musicale. Oltre ad avere frequentato gli informatori come Arturo Zardini e il Minci, ha trascritto in modo impeccabile i manoscritti ottocenteschi degli spartiti contenuti in Il Canto Popolare Veronese pubblicato nel 2011 e curato dalla musicologa Silvana Zanolli e ha curato la serie di CD di materiale d’archivio Le Tradizioni Musicali nel Veronese. Da un paio di anni Alfredo Nicoletti ha iniziato una collaborazione con il violinista rodigino Marco Brancalion, in duo e contemporaneamente in quartetto con le sorelle Rita e Fiorenza Brizzi con un repertorio dedicato alla funzionalità originale della musica popolare (il ballo) e anche al piacere di suonare questo repertorio davanti a un pubblico, diciamo così, da concerto. Ultimamente il repertorio si è arricchito di brani arrangiati in modo molto appropriato, di arie da film adattandole allo spirito del quartetto Ballabili ‘900.
Lo abbiamo intervistato per conoscere meglio l’origine e l’attività di questo interessante quartetto formato da tre strumenti a plettri e da un arco.
FB: Come nasce l’idea di costituire un ensemble con un repertorio così particolare partendo dal Duo Varbondei con il violinista Marco Brancalion?
AN: Con Brancalion avevamo già un repertorio di BalFolk, musiche di estrazione popolare legate al ballo, con una predilezione particolare per le danze di coppia, polke, mazurke, valzer, schottish, quello cioè che viene chiamato Vecchio Liscio; l’incontro fortuito con le sorelle Brizzi (chitarra e mandolino) che io conoscevo già, e una prima (bellissima) seduta musicale a casa mia ci avevano convinto a provare a proporre questo repertorio di ballabili legati particolarmente all’inizio ‘900.
FB: Quali sono i vostri punti di riferimento musicali?
AN: Le riproposte di questo tipo di musica fatto da gente come Carlo Aonzo, Beppe Gambetta, i loro dischi Serenata e Traversata, i lavori di David Grisman, la vicinanza con vecchi mandolinisti veronesi, con i quali suonavo il venerdì sera all’osteria al Duomo a Verona, e le occasionali suonate, chitarra e mandolino, con Arturo Zardini.
FB: Quali sono le annate in cui questo repertorio diciamo così, andava per la maggiore?
AN: In Nordamerica erano parecchi i gruppi formati da immigrati italiani che incidevano questo repertorio. Esisteva addirittura una mercato discografico specializzato in questo genere di musica a ballo. Le musiche che proponiamo appartengono quasi tutte ai primi anni del ‘900 e sono strettamente legate al repertorio mandolinistico.
FB: Come ha conosciuto Fiorenza e Rita Brizzi?
AN: Le sorelle Brizzi abitavano di fronte a casa mia, da bambino giocavo con Rita, mia coetanea mentre Fiorenza era a scuola con mia sorella. Il padre di Rita e Fiorenza guidava le filovie e riparava orologi e, come molti in quartiere (Tomba) a quei tempi, era un buon musicista dilettante, suonava il mandolino, alla pratica del quale aveva indirizzato la figlia Fiorenza. Ci eravamo poi persi di vista per anni fino a un incontro, un sabato mattina, nel cimitero del nostro quartiere dove, dopo aver chiacchierato un po’ avevamo deciso di trovarci per suonare qualcosa assieme.
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