Provenienti da Notting Hill Gate, Londra, i Quintessence sono considerati i fondatori del new age rock, in realtà i loro dischi rappresentano qualcosa di unico nel panorama del musica inglese. Il loro sound infatti era l’unione e la commistione quasi magica di vari elementi come la musica orientale ed in particolare quella indiana, il folk rock inglese e qualche istanza prog tipica del periodo in cui hanno operato, il tutto influenzato da jazz e psicheledelia, elementi che però emergevano solo tra le righe delle loro canzoni. I testi delle loro canzoni erano influenzati dalle dottrine mistiche, dalla religione, e da suggestioni letterarie uniche nel loro genere. A dominare la scena era il flauto di Raja Ram (al secolo Ron Rothfield) e la splendida voce di Shiva (al secolo Phil Jones) che con il suo cantato ipnotico trascina l’ascoltatore attraverso atmosfere sognanti e mistiche. Indweller del 1973 è l’ultimo atto della loro carriera, la band non riesce più a ripetere i successi dei loro primi dischi, e dopo fortunato tour e la pubblicazione di Self, decidono chiudere la loro esperienza insieme. C’è però un contratto con la RCA da onorare e nonostante Shiva abbia abbandonato la band, si decide di continuare. La situazione è molto critica, però in studio i Quintessence trovano l’ispirazione, fanno un passo indietro nel tempo e recuperano la filosofia, la cultura orientale, il jazz e l’etno-rock, mettono tutto insieme e con orgoglio realizzano uno dei dischi più belli della loro discografia. Sebbene Indweller non abbia mai trovato grandi riscontri commerciali e di critica, resta un disco di grande livello artistico nel quale si passa dal gospel di Jesus My Life al mantra indiano di Sai Baba, passando per jam strumentali di etno rock purissimo fino a toccare il loro vertice compositivo con l’etno jazz di On The Other Side Of Wall. Tra i brani più significativi del disco ricordiamo la splendida It’s All The Same, caratterizzata dallo splendido flauto di Raja Ram, Holy Roller e la conclusiva Mother Of The Universe. Il disco, di recente rimasterizzato con l’aggiunta di un eccellente booklet, merita di essere riscoperto in quanto sebbene la loro musica non influenzò le generazioni future quanto quella dei loro contemporanei, aveva certamente una sua unicità, fatta di una miscela ammaliante e suggestiva a metà strada tra trascendenza e immanenza.
Salvatore Esposito
Quintessence – “Indweller” (CD)
Esoteric Recordings – ECLEC 2089, 2008
Lascia un commento