C’era una volta, anche in Italia, la new age e l’arpista e polistrumentista lombardo Vincenzo Zitello ne era un interprete protagonista, capace di esprimere il massimo della propria sensibilità sia esibendosi in perfetta solitudine, sia animando piccole formazioni acustiche, sia comparendo come ospite nelle bands di artisti di somma grandezza (Alice, Franco Battiato e Ivano Fossati, giusto per citare tre nomi).
Più versatile che eclettico, Zitello si è progressivamente lasciato alle spalle quella definizione ormai desueta (new age, appunto) per dare vita a dischi memorabili tutti usciti a proprio nome anche se in più di una occasione incisi con la partecipazione di artisti da anni in sintonia con l’arpista. In particolare, la sua ultima produzione, sia pure fortemente ispirata da temi esoterici e ancestrali, si rivela di una notevole concretezza: sia che si esprima con la prediletta arpa celtica, sia con flauti, viola, violino e violoncello Vincenzo riesce a imprimere all’utilizzo delle varie timbriche un segno della sua forte personalità. Accompagnato da poche liriche evocatrici (di Gloria Chiappani Rodichevski) e dalla grafica suggestiva di Federico Gasparotti (che ci ricordano un po’ nell’ispirazione “Aforismi d’Arpa” del 1998, una delle sue opere più mature) “Infinito” rischia di diventare un caposaldo nella ricca biografia di Vincenzo, che conferma la propria invidiabile tecnica esecutiva e l’inesauribile vena compositiva. Stefano Melone ha ottimamente mixato e masterizzato. www.vincenzozitello.it
Roberto G. Sacchi
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