Riceviamo da Vittorio Grisolia e volentieri pubblichiamo come contributo a un dibattito
Non sono uno studioso, sono un semplice appassionato di tutto ciò che riguarda la tradizione musicale in particolar modo quella bergamasca, ma da quasi 25 anni suono il Baghet (cornamusa bergamasca) ed oltre 20 anni fa ho sviluppato un’ipotesi riguardo la sua origine.
Le ricerche iconografiche fanno risalire il nostro strumento (molto simile a quello attuale) a prima della scoperta dell’America; in quel periodo molti bergamaschi, bresciani, cremonesi ecc. erano al servizio di famiglie nobili veneziane.
Si sa che il popolo ha sempre rappresentato in forme plateali la derisione del padrone e, di conseguenza, del Potere, e ciò accadeva soprattutto nel periodo carnevalesco oppure, per quanto riguarda Venezia, la Maschera era consentita quasi tutto l’anno. Queste rappresentazioni (in forma ancora esistente oggigiorno con le “Mascherate”) venivano eseguite nelle calli e nelle piazze di Venezia e sicuramente ottennero un certo successo (inizio della Commedia dell’Arte?) motivo per cui venne a delinearsi la figura dello “Zanni” (Giovanni,Gianni), termine generico usato per chiamare questi personaggi. Si formarono compagnie che decisero di girare l’Europa, magari utilizzando strumenti popolari come il Baghèt, i Pifferi e i tamburi adatti a richiamare l’attenzione
all’arrivo della Compagnia nel villaggio o città che fosse e che forse utilizzavano melodie come la “Bergamasca”, raccolta nel Rinascimento dall’Azzaiolo e da altri musicisti-editori, danza diffusa in tutta Europa, citata anche da Shakespeare (diverse ricerche scientifiche sono state fatte su questa importante musica). Arrivarono così in Inghilterra, Galles, Scozia; a tal proposito bisogna sottolineare che la parola “Zani” (giullare-sempliciotto-buffone) si trova anche nel vocabolario inglese. Arriviamo all’ipotesi finale che forse farà arrabbiare o ridere gli Scozzesi: l’antenato della Cornamusa scozzese (Bagpipe) è il Baghèt (in bergamasco Baghèt vuol dire piccola baga-pancia-sacco). Naturalmente agli scozzesi va il merito d’aver evoluto sia la costruzione dello strumento che l’ esecuzione delle melodie; il Baghèt in Scozia ha dunque avuto uno sviluppo che in bergamasca non si è verificato.
Non vanno dimenticate la “Piva emiliana”, la “Musa” piacentina e la “Baga” veneta, cugine del nostro Baghèt.
Questa è, esposta sinteticamente e con semplicità, la mia ipotesi (provocatoria) sul Baghèt bergamasco e la Bagpipe scozzese, dedotta a partire dalla mia personale esperienza. Un’ipotesi, niente di più. Spetta ora agli studiosi verificare e dimostrare la veridicità piuttosto che l’erroneità di questa ipotesi.
Dimenticavo: sembra che un Clan scozzese, i cui membri sono chiamati “Maccremon” o “Maccrimmon”, famosi suonatori di Bagpipe, sia di origine italiana (Cremona). Ed inoltre, dato attuale, se presa come oggetto di indagine la “Famiglia Zani” di Dossena (Bg), tutti i componenti della quale sono cantori e musicisti popolari, ritengo non priva di fondatezza l’ipotesi che essa sia discendente a pieno titolo (soprattutto nella persona di Piero Zani) degli “Zanni” sopra citati.
Vittorio Grisolia
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