Fin dai suoi esordi, nel lontano 1987, l’ensemble dublinese Kila ha mantenuto una posizione che può essere definita a latere rispetto al variegatissimo mondo della musica popolare irlandese diciamo, mainstream. Un congruo numero di album sta a testimoniare questo ed anche Suas Sìos, pubblicato nel 2015, conferma questa linea di pensiero; certo i pilastri della tradizioni ci sono tutti – la strumentazione, le aria di danza, la lingua – ma in più c’è una ricerca di nuovi suoni di strumenti per così dire alloctoni come il sax, il cajon, la batteria che non fanno altro che arricchire di sapori e profumi le composizioni – tutte originali e sapete quanto io tenga a questo aspetto – dei Kila.
Musica intelligente ottimamente suonata che prosegue il cammino intrapreso molti anni or sono e che si fa apprezzare per la qualità della proposta senza uscire mai dalle righe con la banalità sempre in agguato quando si cerca di guardare oltre l’ortodossia della tradizione.
Lenght of Space mi ha fatto ritornare in mente i Moving Hearts, in particolare quelli di The Storm e del resto non si può prescindere dalla loro lezione. La lunga Skinheads ha una prima parte dal respiro tradizionale che poi si trasforma in un folk-rock travolgente e perfettamente bilanciato, Jigs ha inizialmente il sax in primo piano e le uillean pipes di Eoin Dillon che conducono e poi duettano con il sax.
Alessandro Nobis
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