di Alessandro Nobis
Krishna Biswas, raffinato chitarrista e compositore fiorentino, ha trovato un modo personale per uscire dalle rigide gabbie all’interno delle quali sono cresciuti e sviluppati nel tempo i più diversi generi musicali, ovvero modificando dall’inizio il processo creativo/compositivo, uscendo dagli schemi delle accordature più utilizzate e creandone di nuove, cambiando alla radice le possibilità sonore di una chitarra acustica. Questo suo recente lavoro, pubblicato dalla Radici Music Records con la quale Krishna collabora da qualche tempo, mi ha riportato ai tempi della DDD di Riccardo Zappa e dei chitarristi che per quella label milanese incidevano, tutti eccellenti strumentisti e compositori come questo strumentista fiorentino; tre brevi suites (dodici brani) sono il succo di questo Panir, ognuna eseguita con diversa accordatura e ognuna caratterizzata da coloriture e da un modo di raccontare la propria musica, come la pacatezza dell’iniziale suite Verde o l’introspezione di Nero. Un lavoro che a mio avviso si stacca in toto dal virtuosismo autoreferenziale che spesso si trova nei dischi di chitarra acustica – e non solo – e che qui mette invece alla luce il notevole talento esecutivo e compositivo, le due doti che preferisco, di Krishna Biswas che merita senz’altro l’attenzione di musicisti e di direttori artistici di festival non sempre attivi nella ricerca di musicisti – e sono convinto siano molti – di qualità.
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