Quando nel 2005, uscì Il Ritorno delle Passioni, il secondo disco di Massimiliano Larocca, fu salutato dalla stampa specializzata come una vera e propria sorpresa nel panorama dei cantautori italiani dell’ultima generazione. Da allora di acqua ne è passata tanta sotto ai ponti e Larocca insieme ad Andrea Parodi, ha dato vita, quasi inconsapevolmente ad un vero e proprio nuovo filone cantautorale, ovvero quello degli Italian Roots Songwriter nel quale possiamo a buon diritto includere, utilizzando una fredda classificazione, anche i fiorentini Del Sangre e Stefano Barotti. Questi ragazzi con la musica d’autore ci sanno fare e hanno soprattutto le capacità per creare una scena musicale, come dimostra la nascita della Pomodori Music, una sorta ideale casa discografica che ha come base una intensa attività dal vivo e la promozione in parallelo di alcuni cantautori cult americani. Massimiliano Larocca ha però fatto di più, è riuscito ad assorbire come una spugna tutto il meglio che al momento caratterizza la musica d’autore in Italia e lo ha fuso con le sue tante esperienze in terra americana. Attento appassionato di roots music e appassionato lettore, il cantautore fiorentino, nel suo nuovo album La Breve Estate è riuscito a far emergere a pieno il suo songwriting colto che nel precedente disco avevamo già avuto modo di intravedere. L’ascolto rivela un disco dalle sonorità varie, si passa dalla musica d’autore italiana a quella americana, dalla popolare al rock, toccando il country e la musica manouche alla Django Reinhard. A tenere insieme i quattordici brani presenti nel disco è il tema della perdita dell’Innocenza, affrontato in quasi tutte le sue sfaccettature, e ad accrescere le belle sensazioni c’è al voce di Larocca intensa, profonda in grado di trasmettere inalterate le sensazioni che si hanno leggendo le poesie di Dino Campana o Pierpaolo Pasolini, i cui testi sono ripresi rispettivamente in due canzoni. Il disco si apre con Un’Altra Città, bel brano dall’impianto folk rock che partendo dal classico tema del viaggio, racconta una storia in cui si confondono rimpianti e ricordi. I toni del disco si alzano con la potente ed intensa Terra di Abbondanza caratterizzata dalla splendida slide di Marco Phyton Fecchio, seguono poi l’introspettiva Un Uomo Qualunque, I Ragazzi Del Vicolo che parte come un brano do-wop e si trasforma in valzer di campagna cantato in duetto con Andrea Parodi, l’evocativa title track e Maria delle montagne, caratterizzata dallo splendido intreccio tra la chitarra di Andrew Hardin e la fisarmonica di Joel Guzman. Arriva poi il capolavoro del disco, Anima Mundi, brano tratto da uno spettacolo su Giordano Bruno e cantato e suonato insieme a due monumenti della musica popolare italiana, ovvero Lino Straulino e Carlo Muratori. Non da meno è anche La petite promenade du poete, con testo tratto dai Canti Orfici di Dino Campana e resa splendidamente nella riproposizione musicale in stile manouche grazie alla chitarra di Maurizio Geri e il clarinetto di Nico Gori. Se Un Uomo In Rivolta pecca di una ricerca esasperata della rima, Tristessa è un’altra perla del disco vestita com’è dei panni tex-mex di border song dall’organetto suonato magicamente da Joel Guzman. Sul finale arrivano poi la divertente Dimmi Tu, Fiore, un brano bluegrass di tutto rispetto sporcato dalla tradizione italiana con l’inserimento di mandolino e fiati, la toccante Le Ceneri di Pasolini (Lettera Dal Dopostoria) e la conclusiva Il Nome delle Cose. Se Il Ritorno delle Passioni era stata una bella sorpresa, La Breve Estate conferma tutte le doti artistiche di Massimiliano Larocca e anzi lascia intravedere una personalità tanto eclettica quanto piena di talento.
Salvatore Esposito
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