F.B. – Come siete venuti a conoscenza del concorso Suonare@Folkest e per quale motivo, principalmente, avete deciso di partecipare?
LAMORIVOSTRI – Conosco Folkest da moltissimi anni come il più importante evento dedicato alla musica folk e world in Italia per il suo prestigio artistico che negli anni lo hanno reso un punto di riferimento per gli artisti provenienti da paesi diversi in Italia e all’estero ed è soprattutto per questo che siamo orgogliose di aver partecipato a questo concorso. Essere tra i candidati ci ha dato sicuramente visibilità e la possibilità di farci ascoltare e conoscere .
F.B. – Parliamo di voi e della vostra musica: presentatevi specificando i singoli strumenti, il genere, perché lo avete scelto, da cosa traete ispirazione?
LAMORIVOSTRI – Il progetto LAMORIVOSTRI nasce nel 2014 con il desiderio di fermare il tempo sul nostro percorso artistico. Siamo un trio femminile, Lavinia Mancusi, Rita Tumminia ed io, Monica Neri; ognuna di noi proviene da esperienze differenti .personalmente mi dedico dal 1997 alla ricerca sul campo sia al centro che al sud Italia ed è attraverso questa ricerca che prima di tutto è ricerca umana che mi sono avvicinata agli strumenti che suono, ad ogni strumento associo un viso un ricordo vissuto interiorizzando emozioni ed espressioni per me nella musica tradizionale la musica ha il volto di chi la suona. Allora voglio ricordare Giuseppe Ranieri suonatore e costruttore della Locride (Calabria) da lui ho imparato non solo il valore del suo essere albero di canto, ma le tecniche esecutive della ciaramella o come la chiamava lui la pivula, voglio ricordare Andrea Sacco (Gargano) al quale devo molto, Peppe de Lillo grande esecutore di organetto della saltarella sabina che è la zona da cui provengo nella provincia di Rieti. Ho appreso le tecniche esecutive della lira calabrese grazie ad Antonio Critelli musicista e costruttore calabrese. Ringrazio soprattutto mia madre harbreshe di Sicilia che mi ha regalato i suoi ricordi di bambina presso la comunità harbreshe di Piana degli Albanesi e l’amore per questa tradizione, a lei abbiamo dedicato Rosabella che da anche il nome al nostro lavoro discografico. Questa ricerca è accompagnata da una intensa attività artistica sia in Italia che all’estero. Fondamentale nel creare le sonorità di questo progetto è stato l’incontro con Rita Tumminia, compagna di viaggio e organettista dal 1985. Componente di uno dei gruppi storici del folk italiano, Acquaragia Drom, si è dedicata alla musica popolare collaborando con artisti di rilievo Nando Citarella, Mario Salvi, Ambrogio Sparagna e alla conoscenza della cultura zingara e al repertorio musicale che la caratterizza. La voce il violino la chitarra e le percussioni sono affidate a Lavinia Mancusi, che grazie ai suoi viaggi e allo studio si avvicina alle culture e alle sonorità etniche e popolari. Studia violino alla scuola popolare di musica di Testaccio, perfezionando questo studio successivamente con maestri di rilievo come Tiziana Mangione Carlo Cossu. Inizia il suo percorso nella musica popolare con Nando Citarella, studia canto con Lucilla Galeazzi e Daniela Carletti e percussioni con Gabriele Gagliarini. E’ voce e violino di numerosi gruppi in Italia e vanta numerose collaborazioni con Eugenio Bennato, Mannarino, Stefano Scarfone, Jamal Ouassini, Olen Cesari. Insieme abbiamo costruito il nostro stile. Il repertorio è dedicato all’immagine della donna nella poesia popolare, i testi dei brani contenuti in Rosabella sono testi popolari come La Cecilia, La Baronessa di Carini, ma volevamo comunque dare uno stile personale che abbracciasse le nostre esperienze unendole in un viaggio musicale folk d’autore. Dedicato alle donne.
F.B. – Qual è il vostro rapporto con la musica tradizionale e il territorio di provenienza?
LAMORIVOSTRI – Il rapporto con la tradizione è importante: la creatività attraversa un’esperienza umana che esprime emozioni musicali. Questo in sostanza per noi è il valore della nostra musica, senza quell’esperienza non potremmo darle sfogo, proprio perché s’ispira a momenti di vita quotidiana di ricordi, di immagini, di suoni, di gesti, d’incontri. Veniamo dal Lazio, io dalla provincia di Rieti, Lavinia e Rita vivono a Roma, ma tutte abbiamo origini del Sud, un legame forte con la Sicilia e la Campania.
F.B. – Qual è la situazione della scena folk nella vostra zona?
LAMORIVOSTRI – La musica dedicata al folk non è cosi viva come altrove, eccetto Roma città, dove durante l’anno ci sono numerose iniziative, concerti, seminari, incontri. La musica popolare, i momenti di vita quotidiana dove la musica ha un ruolo importante li viviamo in relazione alle persone che conosciamo; in questo senso sappiamo di poterci immergere nel suono e nella danza andando a trovare suonatori che negli anni sono entrati a far parte della nostra vita, che ci sono vicini anche geograficamente. La tradizione dei poeti a braccio, le ciaramelle di Amatrice e le suonate di organetto che accompagnano la danza e i momenti di festa… questa è la nostra ispirazione..
F.B. – Donne che fanno musica… ci sono ancora resistenze in Italia oggi?
LAMORIVOSTRI – Io non credo ci siano resistenze preconcette difronte ad un artista uomo o donna, è la qualità che fa la differenza. Non ci credo, o quanto meno, non la vivo.
F. B. – Com’è stata la vostra esperienza di partecipare a Suonare@Folkest?
LAMORIVOSTRI – Partecipare è stato bello: l’accoglienza, la location… tutto ci ha accolto bene, soprattutto il pubblico. Grazie.
F.B. – Che progetti avete in cantiere?
LAMORIVOSTRI – Il nostro lavoro va avanti estiamo preparando il nuovo disco Teresa di Mare, canti di donne e libertà. Abbiamo avuto il piacere di incontrare un valido autore siciliano come Claudio Puglisi, che ha scritto per noi alcuni testi ispirandosi a luoghi della memoria come Portella della Ginestra. In questo brano il pianto di un figlio cerca risposte nel volto della propria madre nel primo maggio di lotta, di festa e di morte a Portella della Ginestra nel 1947; oppure a storie attuali come appunto la storia di Teresa, il nuovo singolo, che è la storia di un’immigrata che tenta di attraversare il mediterraneo per creare una nuova libertà. Il naufragio la trasforma in un simbolo capace di cambiare il ritmo alle correnti e confondere i confini che gli uomini si vogliono dare, che pianta rose e croci di legno sulle quali incide versi di preghiera per altri naufraghi. Teresa incontra i pescatori delle tonnare siciliane e con loro canta Leva leva il canto tradizionale dei rais, come un canto di salvezza. Il brano è stato presentato anche al Premio Andrea Parodi a Cagliari, insieme al brano Lamorivostri, selezionato tra i dieci finalisti del premio.
Grazie
Monica Lavinia Rita
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