MODAL MPJ 111013 – FRANCIA/FOLK CONTEMPORANEO, 2000
L’etichetta Modal produce l’ennesima band esordiente, ed ancora una volta il risultato è all’altezza della migliore produzione del centro Francia. Questo nuovo sestetto, dalla sonorità fortemente progressiva ma che si presenta con una line-up rigorosamente acustica, è un po’ nel segno del clima che regna oggi nel Paese più musicalmente vivace dell’intero Continente: protagonisti giovani e tecnicamente super-preparati, forte predisposizione alla contaminazione, sonorità curata ed a volte sofisticata, superamento del modo …tradizionale di interpretare la musica tradizionale (non so se ci spieghiamo). Il che, è naturale, qualche problema lo pone, e questo ‘Les Révoltés’ non vi sfugge: talora si ha l’impressione che i musicisti suonino per fare soprattutto della musica ‘bella’, non necessariamente ‘buona’; gli esercizi di stile possono sconfinare nell’intellettualismo; gli stessi accostamenti ibridi favoriscono alla lunga il formarsi e lo sciogliersi di molte band dai pochi dischi, con un inevitabile effetto di frantumazione e disorientamento degli appassionati. A volte abbiamo l’impressione che la Francia rischi di diventare il paradiso dei musicisti, il purgatorio degli appassionati.
In questo disco, sei musicisti di differente estrazione eseguono una serie di brani quasi esclusivamente a carattere strumentale, per lo più di derivazione tradizionale, talora a firma di veri e propri mostri sacri dell’odierno scenario transalpino (Patrick Bouffard, Frédéric Paris). Grande evidenza, negli arrangiamenti e nel missaggio, soprattutto dei brani più vivaci, è data all’ottima ghironda di Sylve Mathé oltre che ai violini di François Benoit e Fabrice Planchat (quest’ultimo anche eccellente organettista e discreto cornamusista). Originale e accattivante il tessuto ritmico di batteria e contrabbasso (Richard Héry e Jean-Paul Faurie, di chiara ispirazione jazzistica), mentre un po’ defilato appare il chitarrista Philippe Faurie.
Nei pezzi più lenti l’esercizio calligrafico a volte prende il sopravvento e rischia di stancare. Tuttavia la giovanile freschezza nell’approccio ed il fatto stesso di aver registrato – a quanto ci è dato di capire (da note di copertina piuttosto striminzite) – in presa diretta l’intero lavoro riescono ad avere decisamente il sopravvento, fino a sfornare una pietanza prelibata, per buongustai (l’aligot e il pounti sono due specialità culinarie dell’Auvergne). Disco notevole e senz’altro consigliato, soprattutto all’ormai numeroso pubblico di appassionati della migliore musica d’Oltralpe; per gridare al miracolo, aspettiamo – se mai ci sarà – un secondo lavoro a loro nome.
Roberto Covallero
Lascia un commento