Superati ormai i vent’anni di attività Banditaliana può a buon diritto rivendicare svariate primogeniture nel proprio ambito d’azione artistico, una sorta di “per la prima volta in Italia…” che impreziosisce ulteriormente il valore di un disco come “Maggio”, che di questa serie di originalità è il manifesto. Non è nostra intenzione trasformare questa recensione in un freddo elenco di meriti, anche considerando il fatto che il disco è disponibile all’ascolto da non pochi mesi e che quindi molti si saranno già fatti un’idea del contenuto; e dando per assodato che questa testata e i suoi lettori siano da sempre fan della formazione guidata da Riccardo Tesi (risale al 1998 l’assegnazione del titolo come miglior disco dell’anno al Cd “Banditaliana”), ci conferma l’intenzione di definire “Maggio” il miglior disco della formazione toscana. Quale che sia la molla principale che ci fa esprimere questo lusinghiero giudizio, che non toglie comunque valore alle precedenti registrazioni, è importante indicarla con precisione e non trincerarsi dietro motivazioni generiche. “Maggio” è il primo disco italiano di world music autenticamente originale, paradigma di uno stile che finalmente viene tenuto a battesimo e che differisce dalle altre world music nate in questi ultimi vent’anni in Italia, per la massima parte scimmiottature di stili afroccidentali o mediorientali. Come già in parte il precedente “Madreperla”, “Maggio” propone una interpretazione personale delle contaminazioni che stanno alla base della via italiana alla world music senza mai cadere in ovvietà, banalismi o eccessive semplificazioni
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