Maqām
Percorsi tra le musiche d’arte in area mediorientale e centroasiatica in un volume di Giovanni De Zorzi
Con un taglio narrativo e un respiro enciclopedico, il volume ricostruisce un insieme di musiche d’arte che, indicate con il termine arabo maqām, hanno assunto nei secoli caratteristiche comuni – teorie, forme, generi, strumenti, denominazioni e cicli ritmici- nel progressivo diffondersi dell’Islam in un’area vastissima, dall’Andalusia alla Cina: una ricostruzione storica ambiziosa e senza precedenti che abbraccia, in una narrazione avvincente quanto dettagliata, svariati secoli di storia e contesti socio-culturali molto diversi tra loro. Passando in rassegna, per ogni contesto e ambito, anche i numerosi strumenti musicali attraverso i quali si è espressa questa peculiare forma d’arte, il volume si sofferma in particolare su quei centri musicali che nei secoli hanno assunto un rilievo particolare come Damasco, Baghdad, Cordoba, Granada, Herat, Tabriz, Costantinopoli, Bukhara, Samarcanda, le sei città oasi sui bordi del Taklamakan e il Cairo. Malgrado differenze anche notevoli, uno stesso retroterra culturale uniformava il pensiero di artisti, scienziati e letterati che si esprimevano in arabo e in persiano, riferendosi, anche in musica, a testi e maestri comuni nella consapevolezza di una koiné destinata ad affievolirsi e poi a disperdersi con l’avvento dei moderni stati nazionali, tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo.
Nel volume, in particolare, si sono tracciati dei percorsi, degli itinerari di progressione melodica che si snodano tra quattro grandi macro-aree musicali, che sono, andando da Occidente a Oriente: quella del mondo di lingua araba, quella persiana-iraniana, quella ottomano-turca e quella centroasiatica. Dopo una necessaria messa a fuoco dei concetti di modalità, di sistema musicale modale e di modo musicale, si è passati a prendere in esame alcuni antecedenti diretti del maqām individuati nelle tradizioni greco ellenistica, sassanide e bizantina. Alla minuta ricostruzione della koinè arabo-islamica segue un’approfondita analisi dello status della musica d’arte all’interno dell’Islam e una sua considerazione per così dire in controluce con quel particolare incontro cerimoniale detto samā, presente tra i circoli sufi di Baghdad già nel IX secolo. Dopo aver definito e descritto il primo grande blocco dato dalle tradizioni di musica d’arte sorte tra le genti di lingua araba, il volume si sofferma anche su generi, forme, interpreti e repertori della tradizione persiano-iraniana e poi dell’ancora più complessa tradizione ottomano-turca fino all’esame delle meno note, ma altrettanto affascinanti tradizioni musicali del mondo centroasiatico.
Musicista ed etnomusicologo dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, Giovanni De Zorzi si occupa di musica classica e sufi di area ottomano-turca e centroasiatica. Alterna all’attività concertistica (come solista o con l’Ensemble Marâghî) la ricerca sul campo e la direzione artistica di programmi musicali.
Info: 06-44340148
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