Quante volte ci è capitato di bollare un artista solo in base ad una piccola parte del suo operato… in genere certe “meteore” avevano il loro momento di gloria e poi sparivano con la stessa velocità con cui erano diventate famose, quasi sempre grazie a qualcosa di poco significativo e molto commerciale. Quindi ci si può chiedere… Ferradini chi? Quello di Teorema e del Weekend in montagna?? Boh, carine, con testi accattivanti e vagamente filosofici, ma noi a quel periodo ascoltavamo ben altro, più profondo ed impegnato, dal prog alla West Coast, dal folk-rock ai cantautori storici. Ma lo sai, presuntuoso di un recensore, chi era l’amico del weekend in montagna?? Herbert Pagani (chi è, quello di Cin cin con gli occhiali?) Ma allora sei recidivo… Il signor Pagani era cantante, poeta, disegnatore, pittore, è quello che ha scritto i primi favolosi testi di Gaber, ha sdoganato la migliore tradizione cantautorale francofona, Brel in testa, ha aperto nuove vie dai microfoni di Radio Montecarlo. Vabbè, dopo questo inizio vagamente poco “professionale” vi voglio dire che siamo davanti ad un’operazione di tutto rispetto, il ricordo di Ferradini dell’amico e mentore Herbert, troppo poco valorizzato e troppo velocemente dimenticato dopo essersene andato a 44 anni per una leucemia. Lo stesso Ferradini definisce così il sodalizio fra di loro: Considero il mio incontro con Herbert come fondamentale per la mia carriera. A lui devo buona parte del mio successo. Ci siamo conosciuti alla fine degli anni ’70 quando io avevo bisogno di testi per le mie musiche e lui di musiche per i suoi testi. Capimmo subito che insieme funzionavamo perché c’era stima e rispetto reciproco. Sandro Colombini era il nostro produttore all’epoca, fu lui che ci fece incontrare. Così nel 1981 esce Schiavo senza catene, che conteneva le già citate hit. LA MIA GENERAZIONE è un disco commosso e commovente, ma vivo e pieno di energia, corrisposta anche dalla moltitudine di ospiti che di sicuro hanno prestato con entusiasmo la loro arte: Ron, Fabio Concato, Alberto Fortis, Eugenio Finardi, Moni Ovadia, Shel Shapiro, Simon Luca sono solo alcuni artisti che hanno collaborato a questo disco. Queste canzoni, secondo Ferradini, non vogliono solo fare ascoltare la poesia di Pagani sotto forma di canzoni, ma specialmente raccontare il mondo di quegli anni pieni di fermento culturale… quindi la ricostruzione di quelle atmosfere che lo pervadevano e la volontà di riportare alla luce l’immagine di un artista completo di cui più nessuno parla. Il periodo è quello in cui i cantautori avevano un’ingenuità che li rendeva capaci di esprimersi liberamente con il coraggio di affrontare argomenti che potevano essere ritenuti sconvenienti, fregandosene delle regole. Qualcosa del genere fanno adesso forse solo i rappettari, ma con una cattiveria ed un disincanto che sicuramente sono figli dei tempi ma che forse proprio per questo motivo poco ci appartengono. Da ascoltare senza le donne e senza la tivù.