Anticamente, il bacino del Mediterraneo era percorso da una lingua che consentiva a tutte le popolazioni rivierasche di comunicare fra loro: il sabir. I verbi erano difettivi, mancavano cioè di alcune forme, e il vocabolario era soprattutto italiano e spagnolo, ma ciò non impedì alla lingua franca di godere di una certa fortuna, anche se decisamente carenti erano le strutture linguistiche del sabir: basti pensare che non aveva vocaboli per indicare la proprietà. “Marea cu Sarea” è sabir, e più precisamente è un proverbio romeno, dal significato di (più o meno) di promettere il mare con il sale, cioè promettere e non mantenere. È in questo delicato tessuto di rimandi e citazioni che si sviluppa il discorso artistico della formazione guidata da Stefano Saletti, già leader dei Novalia, che ha riunito insieme alcuni dei più prestigiosi musicisti della world music italiana come Mario Rivera (Agricantus), Barbara Eramo, Ramya (Nuklearte), Leo Cesari (Klezroym), Carlo Cossu (Nando Citarella, Acustimantico), Gabriele Coen (Klezroym), Desirè Infascelli e una serie di ospiti per far assumere al progetto tutta la coralità necessaria a conferire il giusto respiro. Ed è proprio di respiro che ci piace parlare nel cercare di descrivere la ritmicità ondivaga, molto marina, che è il disegno stilistico cui Piccola Banda Ikona fa riferimento. C’è una “liquidità” nelle frasi che si intersecano, c’è una capacità di riprodurre – attraverso ripartenze che rotolano – il moto ondoso e l’impeto delle correnti: non siamo dalle parti della musica descrittiva, questo no, ma l’evocazione si fa forte, e l’emozione è di quelle convincenti. Dedicato a chi è convinto che le antiche lingue siano molto più vive di quel che si pensa… e che la musicalità di una lingua non si misura nella sua funzionalità.
Sergio Palumbo
Piccola Banda Ikona – “Marea cu Sarea” (CD)
Finisterre – FTCD43, 2007
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