Un disco che giunge indubbiamente a colmare una lacuna: la forma espressiva universalmente nota come sea shanties (cioè, tradotto molto alla buona i canti del mare) in Italia ha incontrato poca fortuna nel revival, mentre in altri Paesi non più marinari del nostro il successo ha arriso a questo repertorio, giustificando l’esistenza di gruppi che hanno orientato la propria scelta in questa direzione, un nome su tutti i bretoni/canadesi Cabestan. In mare si è sempre cantato molto, sia per ritmare il lavoro, sia per cullare la nostalgia nei rari momenti di pausa: pirati o trasportatori di merci, pescatori o manovali dei cantieri, esploratori o militari, mozzi o ufficiali i marinai hanno cioè individuato nel canto e nel suo acocmpagnamento (affidato tradizionalmente a strumenti leggeri e robusti) una valvola basilare per il loro equilibrio psicofisico, qualunque fosse la ragione del loro andar per mare, dando vita a un genere che nella prefazione -affidata a Riccardo Notarbartolo di Villarosa- argutamente viene definito il “blues dei marinai”. L’estrema eterogenità del repertorio, che colleziona brani allegri e malinconici, ritmati e liberi, corali e monodici è una costante, che in “Marinaresca” si arricchisce anche della varietà delle provenienze (Liguria, Veneto, Sicilia, Lazio, Corsica, Spagna…) e del contributo della nuova composizione in stile, che La Moresca Antica pratica con disinvoltura e discernimento.
Nella compilazione del disco troviamo classici antichi e arcinoti come “La biondina” o “Il canto dei battipali”, classici di più recente affermazione (come la title track “Marinaresca” di Roberto De Simone o “Sinan Capudan Pascià” di Fabrizio De Andrè), suites di canti di tonnara e di danze, ma anche brani che con il mare hanno legami più labili, come una versione della “Sestrina” (l’ottava su disco dal 1980 a oggi, se non andiamo errati). Questa estrema varietà è sicuramente una carta vincente del disco che stiamo analizzando anche se, per inevitabile converso, ne costituisce anche un piccolo limite: l’unicità del progetto dichiarata nel sottotitolo “antiche musiche italiane della tradizione marinara” si rivela in qualche episodio un po’ labile e “Marinaresca” sembra assomigliare più a una galleria di opere d’arte che non a una mostra dedicata a un singolo artista. Ciò non toglie che La Moresca Antica sia un bell’insieme musicale, composto da strumentisti di ottima levatura, guidati da un “amatore” preparato versatile e appassionato come Umberto Mosca, capace anche di circondarsi di alcune prestigiose collaborazioni come Faso di Elio e le Storie Tese, Maurizio Preti, Gabriele Coltri e Maurizio Martinotti. Buoni gli impasti vocali, particolarmente curati gli arrangiamenti nella loro voluta linearità, ricco ed esauriente il libretto: un disco da regalare agli amanti del mare o da comprare per sognare il mare attraverso le emozioni musicali di chi, nella storia, l’ha vissuto come elemento centrale della propria vita, nel bene e nel male.
Enrico Lucchesi
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