Il territorio reatino, altrimenti noto come Sabina, si trova perfettamente al centro geografico d’Italia e di questa centralità porta i segni, inequivocabili, come di un ponte fra nord e sud, fra est e ovest in perenne equilibrio. Raffaello Simeoni, protagonista da oltre vent’anni della scena folk italiana –prima con i Novalia, poi a propria firma, e attraverso numerose qualificate collaborazioni- è emblema artistico di questa regione di transito, di mescolanza, di fusione di umori e generi: polistrumentista attento più alla qualità che alla quantità (si raccomanda comunque una visita alla pagina Strumenti del sito www.raffaellosimeoni.com ), autore sensibile sia al fascino eterno della ballata sia alle soluzioni ritmico-armoniche tipiche delle atmosfere world, raggiunge con questo Mater Sabina i vertici di un discorso creativo che già aveva declinato le proprie caratteristiche nel precedente Controentu pluripremiato a Mantova e Recanati, in cui forse era minore la dimensione elegiaca, ben presente invece in questo ultimo lavoro. Fra i valori musicali espressi dal disco emerge come costante trasversale la varietà, che va dal forte impatto vocale e percussivo dell’iniziale Bamboo alla dolcezza romantica di Mariposa, dall’orecchiabilità di Boio Cantare alla medievaleggiante (con ben individuabili echi celtici) e bella Soffio d’Amore, unica traccia non scritta da Simeoni ma a firma Massimo Alviti. E la citazione del bravo chitarrista (in questo disco impegnato con efficacia anche all’insolito sitar elettrico) noto forse soprattutto per la sua attività in duo con Rodolfo Maltese, ci consente di aprire un doveroso spazio dedicato alle molte collaborazioni che contribuiscono a rendere davvero notevole il lavoro d’insieme che c’è a monte di Mater Sabina. Impossibile nominare tutti, ma sicuramente altrettanto impossibile –senza ovviamente nulla togliere agli altri- trascurare la partecipazione di Hevia (gaita midi) con la sorella Maria Josè al tamburello, di Giuliana De Donno all’arpa paraguayana, di Arnaldo Vacca alle percussioni. E tanto importanti sono tutti coloro che hanno suonato con adesione e intenzione al progetto artistico, altrettanto significative risultano le tracce, come per esempio Sonnu Sonnittu, in cui Raffaello Simeoni fa tutto da solo. Fra una riscrittura di ninne nanne, una attualizzazione di canti di lavoro, una rilettura di ballata narrativa, una liberissima reinterpretazione di filastrocche si dipanano i migliori 54 minuti di questo 2009 appena iniziato, e se il buongiorno si vede dal mattino…
Roberto G. Sacchi
Simeoni, Raffaello – “Mater Sabina” (CD)
Finisterre – FT49, 2009
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