di Alessandro Nobis
La musica e le parole di queste Perle d’Appennino vanno a toccare in modo molto diretto le corde e le sensibilità di quanti hanno a cuore la cultura popolare in tutto il suo polimorfismo; dai racconti, i ricordi, le storie in una parola l’oralità raccolta nell’omonimo volume si passa alle canzoni, ai canti che il bravissimo chitarrista toscano ha composto ispirandosi alla cultura che di generazione in generazione è giunta a noi i cui contenuti meritano di proseguire il viaggio nel tempo futuro. Dieci perle ognuna delle quali ci racconta della vita rurale, delle attività, della vita quotidiana della gente appenninica che, senza fare alcun sforzo, identifico anche nella vita della gente delle mie parti, delle Prealpi Venete e più in generale a quella mezza montagna che circonda la piana del Po.
E così, con un linguaggio diretto e immediato come quello dei ricordi, Geri ci parla dell’emigrazione dei minatori verso le isole del Tirreno, dell’attività invernale delle ghiacciaie e carbonaie, del castagno come risorsa e della pastorizia, e nelle musiche ritroviamo il mondo musicale del chitarrista pistoiese fatto di amore per cultura popolare e per lo swing (Pipa, Koco e la Cumparsita di Vinicio). Con Geri alcuni tra i più prestigiosi musicisti che rientrano a perfezione in questo bel progetto, ricordo Gabriele Mirabassi, Ruben Chaviano (in La Cumparsita), Riccardo Tesi, Gigi Biolcati e Claudio Carboni di Banditaliana e Nicola Vernuccio (con Geri nel suo Swingtet).
Un ottimo lavoro che va ascoltato e riascoltato fin nelle sue più recondite note e parole, e che già nella prima quartina del brano di apertura La via dei Canti dichiara chiarissimamente i suoi intenti: Se nel tempo ci assiste la memoria / fuor dai falsi romanzi d’appendice / il canto popolare poi ci dice / delle genti la vera e cruda storia, e ancora: Vive l’oralità di quel passato / nel presente cantor che ancora ricanta / fresco germoglio sulla vecchia pianta ….
Parole sante, molti dovrebbero imprimerle nella mente.
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